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Barcellona vuole le scuse dell'Italia per i bombardamenti dell'aviazione fascista

La città di Barcellona si è costituita parte civile nel processo contro i piloti italiani dell'Aviazione Legionaria che bombardarono la Catalogna durante la guerra civile

Barcellona vuole le scuse dell'Italia per i bombardamenti dell'aviazione fascista

'' Iniziare stanotte azione violenta su Barcellona con martellamento diluito nel tempo''. Furono queste le parole con cui la notte del 16 marzo 1938 Benito Mussolini ordinava al generale Vincenzo Velardi di procedere con i bombardamenti a tappetto sulla capitale della Catalogna. Era il secondo anno della guerra civile spagnola, e “La rosa di fuoco”, il nome con cui veniva chiamata la città a inizio novecento, era la roccaforte degli oppositori a Franco. Barcellona l'anarchica, quella del CNT (Confederacion Nacional de Trabajo), antiautoritaria e libertaria, dove l'autogestione popolare aveva dato prova di soddisfare i bisogni della società. Dal consumo, alla produzione, dai servizi alla difesa militare. A Barcellona erano accorsi volontari da tutto il mondo, si erano costituite le Brigate Internazionali, Orwell l'avrebbe omaggiata in un libro dal titolo di imperitura riconoscenza e romantico idealismo, Capa l'avrebbe resa eterna tramite dei silenziosi scatti in bianco e nero più assordanti di mille filmati. C'erano le barricate e le scritte che levavano al mondo l'urlo ''No pasaràn'', e un autentico sentimento di audacia libertaria connaturato in un' utopica speranza in un domani migliore abbracciava i catalani.

Nell'aprile del '37 però, più a nord, nei Paesi Baschi la Legione Condor nazista radeva al suolo la città di Guernica e un mese dopo, nel maggio del 1937 in Catalogna si verificavano gli ''eventi di maggio'', che videro gli stalinisti perseguire e uccidere anarchici, libertari e membri del Poum (Partido Obrero de Unificacion Marxista). Ma il peggio la guerra doveva ancora mostrarlo e iniziò proprio la notte del 16 marzo del 1938.

L'Italia mussoliniana, già al fianco di Franco, voleva dimostrare al mondo di aver un esercito temibile anche nei cieli e inoltre stava mettendo in pratica la tattica dei bombardamenti a tappeto che già aveva applicato in Etiopia.

I trimotori Savoia Marchetti si alzarono quindi di nuovo in volo e iniziarono a scaricare tonnellate di ordigni. In tre giorni la città catalana venne travolta da 44 tonnellate di bombe, ci furono più di mille morti e le incursioni degli aviatori italiani proseguirono sino alla resa del '39, accanendosi anche contro le colonne di civili che abbandonavano Barcellona e si dirigevano verso la frontiera francese.

Sono trascorsi 77 anni dai tragici episodi catalani, ma ferite del genere non si rimarginano con il semplice trascorrere del tempo, ed è così che questa settimana il comune di Barcellona ha deciso di costituirsi parte civile in due processi e uno riguarda proprio i bombardamenti italiani. Nel 2013 l'associazione Altritalia aveva infatti mosso denuncia contro 21 piloti dell'Aviazione Legionaria per i bombardamenti in Catalogna. Oggi Barcellona oltre che portare alla sbarra franchisti e piloti a loro alleati, vuole anche le scuse dal governo italiano per i crimini commessi dal suo esercito in una guerra che simboleggiò l'iniziò dell'orrore e la fine della lotta contro la dittatura, ma non dell'utopia che i catalani nei giorni della guerra hanno tramandato semplicemente con l'essere sé stessi.

Un insegnamento arrivato, come un messaggio di esempi concreti lasciato in una bottiglia di speranza, nel mare delle epoche: lezione storica di estrema attualità per la fiducia in un futuro libero da oscurantismo dottrinale e cultura della morte.

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