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La Baviera incitava i jihadisti perché andassero al fronte

Il capo della polizia rivela: "Incoraggiavamo i terroristi, così lasciavano la Germania"

Chiamalo fraintendimento, errore di valutazione, ce ne sono un po' troppi in giro quando questo potrebbe costarti la pelle: i servizi segreti della Casa Bianca che non valgono niente e il Presidente rischia la vita; Obama stesso ha detto che le informazioni sull'Isis non erano buone; l'analista Michael Wilne scrive che Israele è fuorviato da informazioni americane sbagliate.. Ora un paradosso irrimediabile ci da l'idea di quanto si possa essere confusi sulla strategia contro l'Isis, quanto l'Occidente non sappia capirne la pericolosità, come sia povero di analisi e di lungimiranza: almeno 400 persone sono partite dalla Germania per combattere a fianco dei militanti dello Stato Islamico e di altre organizzazioni jihadiste non solo sull'onda della loro folle passione, ma su quella di un atteggiamento imprudente della polizia. Mentre il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière dava ieri le preoccupanti cifre e annunciava misure per «impedire che rientrino e lancino attacchi qui», il capo del dipartimento antiterrorismo della polizia bavarese Ludwig Schierghofer ha rivelato che la polizia incoraggiava gli estremisti islamici a lasciare il Paese per andare in Afghanistan e in Siria a combattere la Jihad. «Era per proteggere la nostra popolazione» ha detto. Cioè cercava spensieratamente di levarseli di torno usando una normativa segreta del 2009. È stato solo un anno fa che le autorità tedesche hanno capito che non solo rafforzavano le fila dei tagliatori di teste ormai organizzate in esercito, ma li invitavano poi a tornare ben addestrati, pronti ad attaccare i cittadini tedeschi. Chissà che questo sbocco di sincerità non debba essere seguito da altre rivelazioni del genere, dato che sono molto numerosi i terroristi europei, in particolare da Belgio (400), Francia, Inghilterra, Danimarca, Olanda e anche da casa nostra. Gli stranieri sembra siano ormai 12mila. La sensazione è che, anche senza incentivi alla tedesca, ci sia comunque stata ignoranza. Adesso l'Olanda ha fatto una legge per ritirare il passaporto a chi si è arruolato nella jihad, idem l'Inghilterra.

La confusione più grande tuttavia è sul campo: Obama teneva molto all'ingresso nella coalizione della Turchia, che all'inizio rispose di no. Adesso invece il parlamento, secondo i desideri di Erdogan, sta votando una partecipazione tanto attiva che la Turchia alla fine sarà l'unico Paese ad avere i famosi «stivali sul terreno» mentre tutti gli altri si tratterranno garbatamente nel regno dei cieli. La Turchia non lo fa solo in odio al terrorismo sunnita (dopotutto Erdogan è un grande militante della Fratellanza Musulmana) ma per il suo interesse nazionale. Infatti Instanbul mira a un nuovo ordine regionale, è molto disturbata dal caos sul confine per lo scontro fra Isis e i suoi antichi nemici curdi. Il pericolo non viene dall'Isis, ma è la confusione sul confine, il nemico giurato Assad da battere, e i curdi: la Turchia mette nel piatto tutto questo, con la scusa del pericolo che corre il santuario di Suleiman Shah, fondatore dell'Impero Ottomano nella città di Kobane vicino ad Aleppo, teatro di un violento scontro fra Isis e Curdi.

L'esercito turco è forte, come l'interesse di Erdogan in Siria.

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