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Belgio, l'eutanasia è troppo estesa: la "dolce morte" anche a chi non la vuole

L'eutanasia, approvata in Belgio quindici anni fa, ha già coinvolto circa quindicimila pazienti. Adesso iniziano ad arrivare le denunce destinate ai medici che starebbero somministrando la 'dolce morte', interpretando la volontà dei pazienti in modo troppo estensivo

Belgio, l'eutanasia è troppo estesa: la "dolce morte" anche a chi non la vuole

Sono numeri sconcertanti quelli che emergono da un'attenta lettura delle statistiche riguardanti l'eutanasia in Belgio. Diecimila persone, stando a quello che racconta l'odierna edizione di Libero, sono state sottoposte a pratiche eutanasiche da quando la legislazione nazionale lo ha reso possibile.

Più o meno con le stesse modalità con cui la questione si sta presentando in Olanda, nella nazione capitanata da Bruxelles stanno iniziando ad arrivare denunce rivolte a medici che avrebbero un po' forzato la mano, anticipando magari i tempi o addirittura decidendo sull'eutanasia al posto dei loro pazienti. A criticare la mentalità supportata dalla legge entrata in vigore un quindicennio fa, adesso, sono persino docenti di caratura internazionale.

É il caso, per esempio, di quanto contestato a tre dottori operanti nelle Fiandre, che sarebbero stati accusati di aver somministrato del veleno a una persona di circa quarant'anni, afflitta dalla sindrome di Asperger. Poi viene evidenziata la vicenda dello psichiatra Lieve Thienpont, che sarebbe solito vagliare le domande di pratiche eutanasiche presentate da soggetti non in grado, a causa della loro condizione mentale, di poter scegliere per loro stessi.

Insomma, la 'dolce morte' starebbe riguardando sempre più persone, ma a fare notizia sono specialmente i casi relativi a minori o a pazienti presumibilmente incapaci di intendere e di volere. Come possono questi essere nella condizione di giudicare sul loro destino? Settantasette persone, tra quelle morte degli ultimi anni per mano eutanasicha, risultavano essere malate sì, ma solo da un punto di vista psicologico. Mentre la bioetica e la giustizia si interrogano, Bruxelles fa registrare un incremento pari al 14% su base annua. A dirlo, come riporta il giornale citato, è la stessa Commissione federale deputata a indagare su questi aspetti: circa cinquemila persone ogni due anni, che corrisponde più o meno a quattro eutanasie ogni ventiquattro ore.

La Chiesa cattolica, dal canto suo, tende a contestare questa prasssi, associandola spesso a una distorsione ideologica del concetto di fine - vita: "Si fa sempre più fatica - ha dichiarato il cardinale De Kesel - ad accettare tutto ciò che perturba il nostro modo di vivere". All'emersione del minimo difetto, in sintesi, verrebbe accompagnata una sorta di necessità di porre fine a a qualsivoglia sofferenza.

A fare scandalo, soprattutto, sono i numeri riguardanti i casi di minori: "Sono stati uccisi - scrivono su Libero - anche tre bambini, di sette, nove e dodici anni: uno aveva un tumore maligno, uno la fibrosi cistica, l'ultimo la distrofia di Duchenne". La Commissione belga si sta in qualche modo difendendo nel sostenere che "la capacità di discernimento del minore è stata confermata da uno psichiatra infantile". Ma rimangono le perplessità di molti e la spinta tesa a promuovere l'alternativa delle cure palliative.

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