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Bergoglio nomina un conservatore, ecco l'arcivescovo di Parigi

Bergoglio ha nominato Michel Aupetit come nuovo arcivesco di Parigi. Considerato un conservatore, Aupetit ha paragonato la sperimentazione al paganesimo

Bergoglio nomina un conservatore, ecco l'arcivescovo di Parigi

Bergoglio ha nominato un conservatore come nuovo arcivescovo di Parigi. Michel Aupetit, infatti, è considerato un "campione pro life". Un incarico forse inaspettato, date le scelte tendenzialmente progressiste operate solitamente dal pontefice argentino, ma spiegabile attraverso un'analisi della situazione francese: il fronte conservatore transalpino è molto forte e la negazione di questo "riconoscimento" avrebbe potuto favorire il compattarsi dei tradizionalisti. Fatto sta che Michel Aupetit è il nuovo arcivescovo di Parigi. L'uomo di Chiesa francese succede così a André Armand Vingt-Trois, che si è "ritirato" nel dicembre scorso. "Non guardate l’arcivescovo, contemplate il Cristo", ha affermato il monsignore nella sua prima omelia, quella della messa d'insediamento tenutasi nella cattedrale di Notre Dame. E ancora, l'arcivescovo ha ribadito che "quando (Dio n.d.r.) si manifesta agli uomini viene nella più grande discrezione" e parla agli uomini "per ciò che sono capaci di conoscere", nella misura in cui i fedeli siano "attenti ai segni che manda". Aupetit avrebbe anche sottolineato come Dio non si palesi attraverso gli effetti speciali, così come accade nei film di Star Wars o nei film Disney.

L'arcivescovo Aupetit ha 66 anni. Prima di divenire sacerdote all'età di 44 anni, quindi non da giovanissimo, ha svolto la professione di medico per più di un decennio. Il suo principale libro, L'Embryon, Quells Enjeux? (L'embrione, qual è la posta in gioco?), è considerato un testo ultraconservatore in cui viene strenuamente difesa la vita uamana sin dal suo concepimento. In riferimento alle sperimentazioni sugli embrioni, il neo arcivescovo di Parigi ha paragonato le pratiche scientifiche ai sacrifici messi in atto dai pagani: "L'embrione umano vivente viene sacrificato sull'altare del denaro". E ancora: "L'antichità aveva i suoi idoli come Baal, ma gli idoli di oggi hanno cambiato la loro forma: meno grezzi che nel passato, si chiamano "soldi ", "crescita economica", "vanità", "celebrità"o "fama pubblica ". Le vittime? Sono sempre gli stessi", ha scritto nell'opera Aupetit. La coscienza dei popoli, per l'arcivescovo parigino, è inoltre"sotto anestesia". Una nomina, quindi, prettamente clericale e in continuità con le tesi dottrinali dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Aupetit è soprattutto un esperto di bioetica: prima di essere nominato arcivescovo, è stato il responsabile episcopale dei "Cantieri del cardinale", coè dell'ente che si occupa di costruire nuove chiese a Parigi. Poi - come si legge qui - è stato presidente di Radio Notre-Dame e della Commissione per l’arte sacra. Prima di ogni cosa, però, c'è da sottolineare il fatto che Aupetit sia stato soprattutto un insegnante che ha promosso tesi di stampo tradizionalista. Apparentemente, quindi, il francese è un uomo non vicinissimo per provenienza e cultura a Bergoglio.

Il quotidiano francese Libération si è immediatamente scagliato contro la nomina di Aupetit. Il giornale ha pubblicato un articolo in cui ha rimarcato le posizioni dell'arcivescovo sui temi sensibili del fine vita. Come ha riportato il Foglio, il titolo del pezzo in questione era: "Un Combattente conservatore a Parigi – La sua nomina da parte del Papa è un vero regalo per la frangia più radicale del cattolicesimo francese". Tra le posizioni Aupetit, quella più contestata è sicuramente quella relativa alla sedazione profonda. Per il neo arcivescovo di Parigi, infatti, tale pratica non dovrebbe essere "sistemizzata". Bergoglio, specie in riferimento alle ultime nomine, sembra aver cambiato atteggiamento nei confronti dei conservatori. Il perché sarebbe riscontrabile in due differenti tesi: alcuni sostengono che Bergoglio, messo alle strette a causa della divisione dottrinale, sia stato costretto a rivedere le sue preferenze.

Altri, invece, ritengono che Francesco, come sempre, operi per il bene della Chiesa incaricando le persone sulla base della situazione delle Chiese nazionali.

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