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Brexit, si moltiplicano le petizioni per ripetere il referendum

I sostenitori del remain non si arrendono e con due petizioni chiedono di ripetere il referendum che ha sancito l'uscita di Londra dall'Ue. E il boom di firme manda in tilt il sito web del Parlamento

Brexit, si moltiplicano le petizioni per ripetere il referendum

Il sito web del parlamento britannico è andato in tilt per il sovraccarico di accessi da parte di oltre due milioni di utenti, entrati nel sito per firmare una petizione con cui si chiede di indire un secondo referendum sulla Brexit. Petizione che nella serata di sabato ha raccolto, oltre due milioni di firme: venti volte il numero minimo di sottoscrizioni necessarie per chiedere che una petizione sia discussa in Parlamento.

Nella petizione parlamentare, presentata da un cittadino che si è identificato con il nome di William Oliver Healey, si chiede di ripetere il referendum sulla Brexit, perché l’esito, favorevole a lasciare l’Unione Europea, non sarebbe sufficientemente rappresentativo per via della bassa affluenza alle urne e di uno scarto inferiore ai 4 punti percentuali tra le due opzioni. I sostenitori del remain chiedono quindi ai deputati britannici "l'applicazione di una norma per cui, se il voto a favore di uscire o restare è al di sotto del 60%, con partecipazione minore del 75%, dovrebbe convocarsi un altro referendum". Firmata da più di due milioni di persone, sicuramente la petizione verrà presa in considerazione in un dibattito alla House of Commons. Ma sono “scarsissime”, secondo il Guardian, le possibilità che le richieste contenute nel testo possano essere soddisfatte. Sempre il quotidiano vicino ai laburisti riferisce che la maggior parte delle sottoscrizioni sono arrivate dalle maggiori città dell’Inghilterra e, per la stragrande maggioranza, da Londra. Sono stati soprattutto i londinesi infatti, in controtendenza rispetto al resto del Paese, a votare a favore del remain.

E sono più di 130.000 i londinesi che hanno sottoscritto un’altra petizione, spuntata sul sito web Change.org, indirizzata, stavolta, al sindaco della capitale, Sadiq Khan, in cui si chiede niente di meno che “l’indipendenza” di Londra dal Regno Unito, per mantenere la capitale britannica all’interno dell’Ue. “Londra”, c’è scritto nel testo di questa seconda petizione, “è una città internazionale e noi vogliamo restare nel cuore d'Europa”. “Ma dobbiamo affrontare il fatto che il resto del Paese non è d'accordo, così, invece di votare passivamente e aggressivamente gli uni contro gli altri ad ogni elezione, rendiamo il divorzio ufficiale" continua il testo, che in conclusione, vorrebbe acclamare Sadiq Khan come “presidente” della nuova Londra “indipendente” ed “europea”.

Intanto, mentre si moltiplicano le petizioni per chiedere un passo indietro sul voto di mercoledì, la stampa d’oltremanica, ha evidenziato come anche il discorso di uno dei leader della campagna a favore del leave, l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sia stato piuttosto sottotono, come ad evidenziare un ripensamento rispetto al risultato. Un discorso dai toni “pacati e propositivi” secondo il quotidiano conservatore Telegraph, è stato interpretato invece, come “dismesso e rinunciatario” dal quotidiano progressista Guardian, che ha visto come una marcia indietro la frase "non c'è ragione di precipitarsi ad invocare l'articolo 50" del trattato costitutivo dell'Unione europea, pronunciata proprio dal leader dei conservatori anti-Ue.

La campagna di Johnson a favore della Brexit, secondo il Guardian, potrebbe essere stata dunque solo tattica, e secondo i commentatori del quotidiano, il politico conservatore si troverebbe dinanzi ad una “vittoria di Pirro”. Secondo il Telegraph invece, proprio Johnson, assieme al ministro della Giustizia, Michael Gove, sta tentando di assumere il controllo della leadership del partito conservatore, per formare il nuovo governo che sarà incaricato di negoziare le condizioni dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Negoziati che l'Europa vuole avviare al più presto.

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