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Burkina Faso, nuovo attacco jihadista in una chiesa

Sono quattro i fedeli rimasti uccisi sotto il fuoco di un commando jihadista in una chiesa di Toulfé, nel nord del Burkina Faso. È il quarto attacco in un mese contro la comunità cristiana

Burkina Faso, nuovo attacco jihadista in una chiesa

Ancora sangue in una chiesa in Burkina Faso. Sono quattro le vittime di un nuovo attacco islamista nella citta di Toulfé, nel nord del Paese, al confine con il Mali. Hanno fatto irruzione in otto, attorno alle 9 del mattino, in sella a quattro moto e armati fino ai denti, come raccontano alcuni testimoni a Radio France Internationale, e poi hanno aperto il fuoco contro i fedeli, dopo aver distrutto una statua della Vergine.

In quattro, tre parrocchiani e un catechista, hanno perso la vita, mentre altre due persone sono state ferite gravemente. È il vescovo di Ouahigouya, Justin Kientega, a confermare in un comunicato la matrice terrorista dell’attacco, il quarto in meno di un mese contro la comunità cristiana burkinabé. Alla fine di aprile un commando jihadista aveva preso di mira un’altra chiesa del nord del Paese, mentre a metà maggio nella città di Dablo, sempre nei pressi del confine con il Mali, gli islamisti avevano ucciso quattro fedeli e un giovane sacerdote, Abbé Siméon Yampa, che si preparava a celebrare la messa domenicale. Altre quattro persone, come ricorda Vatican News, sono morte due giorni dopo a Ouahigouya, sempre sotto il fuoco degli islamisti.

Dietro la scia di sangue ci sarebbero, secondo il governo di Ouagadougou, i gruppi jihadisti che operano nel Sahel. E ora il timore è che l’escalation di attacchi possa minare la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani nel “Paese degli uomini integri”, già solcato dalle fratture etniche. In Burkina Faso la comunità cristiana rappresenta il 35% della popolazione, mentre i musulmani sono il 65%. Dietro la nuova spirale di violenza, secondo l’AFP, ci sarebbe un cambio di strategia dei gruppi jihadisti come Ansarul Islam, il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (GSIM) e l’organizzazione Stato Islamico nel grande Sahara (EIGS), che dal 2015 hanno provocato la morte di oltre 400 persone.

Dall’inizio dell’anno 48 persone secondo il governo, 200 secondo la società civile, sono state uccise.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), nel nord del Paese quasi 136mila persone sono state costrette a spostarsi nel vicino Mali per sfuggire alle violenze.

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