Parigi brucia

Il cambio di strategia dell'Isis

Da Raqqa a Parigi, dalla Siria all’Europa: portare la guerra nel cuore del territorio del nemico. Ecco la nuova, folle, delirante, strategia globale dell’Isis. Non più soltanto conquista e controllo del territorio, non più soltanto creazione di una califfato retto da leggi spietate e disumane

Il cambio di strategia dell'Isis

Da Raqqa a Parigi, dalla Siria all’Europa: portare la guerra nel cuore del territorio del nemico. Ecco la nuova, folle, delirante, strategia globale dell’Isis. Non più soltanto conquista e controllo del territorio, non più soltanto creazione di una califfato retto da leggi spietate e disumane.

Adesso Al Baghdadi ha deciso di mutuare l’antica visione di Al Qaida sommandola a quella dello Stato islamico. Il risultato è terrificante: difendere i confini del territorio conquistato da un lato e andare all’attacco dei ’crociatì a casa loro, dall’altro. Prima la bomba che ha fatto esplodere l’aereo russo sul Sinai, poi l’ ’undici settembre europeò con la guerra portata nel centro di una delle città simbolo della civiltà della Vecchia Europa: l’Isis ha allargato il fronte della sua guerra al mondo. Questo non vuol dire che tutti gli attacchi siano pianificati in qualche base blindata dell’Isis a Raqqa, ’capitalè siriana dello Stato islamico, o Mosul, una delle città irachene in mano ad Al Baghdadi. Ma, come succedeva già con Al Qaida, l’Isis è oggi fonte di ispirazione per molti gruppi di estremisti islamici dal Medio Oriente in fiamme alla Libia frammentata dalla guerra civile, dalla Somalia degli Shaabab alla Nigeria di Boko Haram. L’idea di Al Baghdadi è quella di creare un network di province del Califfato - con l’ ’associazionè all’Isis di vari gruppi terroristici - anche senza continuità territoriale. Un piano in stato avanzato di compimento. Fissata la strategia, i singoli gruppi e le singole cellule si muovono in piena autonomia. Ma fino a un certo punto. Il fenomeno dei foreign fighters ha fatto evolvere la vecchia tattica sul terreno di Al Qaida. Il gruppo che ha attaccato a Parigi era probabilmente composto, se i primi risultati delle indagini saranno confermati, anche da uomini che avevano combattuto in Siria proprio nelle file dell’Isis. Questi foreign fighters - che spesso sono in realtà immigrati di seconda o terza generazione e quindi perfettamente integrati nel Paese in cui sono nati e cresciuti - combattono pienamente in nome dell’Isis. Prima in Siria e poi nei loro Paesi di origine. Si tratta di una miscela esplosiva e senza controllo il cui risultato è la lunga scia di attentati culminati nell’escalation dell’attacco di ieri al cuore di Parigi. Tutto questo accade mentre per la prima volta l’Isis comincia ad arretrate tra Siria e Iraq. Ieri è stato ucciso da un drone americano il tagliagole Jihadi John, simbolo dell’orrore e della follia dell’Isis. Oggi un altro leader dell’Isis è stato ucciso in Libia, mentre a Vienna si cominciano a intravedere i primi risultati del dialogo politico sulla Siria con una possibile situazione diplomatica da qui a qualche mese. E quella che arriva da Vienna è una piccola luce di speranza nel giorno del dolore e dello sgomento. Da lì bisogna ripartire, con coraggio, visione e determinazione per non commettere gli errori del passato. L’Europa e la comunità internazionale troppe volte si sono girate dall’altra parte mentre il mondo cambiava velocemente, mentre le primavere arabe diventavano gironi danteschi e mentre nasceva un sedicente califfato culla di odio, atrocità e terrorismo. Quegli errori non vanno ripetuti.

Dopo la notte atroce e terribile di Parigi nessuno può più permetterselo.

Commenti