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Caos in Siria, le armi della Cia contro le milizie del Pentagono

La Cia non ritiene credibile il paventato rischio di equipaggiare i futuri "Signori della Guerra". Il Pentagono ha ripreso ad addestrare ed armare i ribelli siriani

Caos in Siria, le armi della Cia contro le milizie del Pentagono

Le milizie siriane, armate dagli Stati Uniti, hanno iniziato a combattersi tra di loro nei pressi di Aleppo e lungo il confine con la Turchia, evidenziando una situazione ormai fuori controllo sui gruppi finanziati ed addestrati dagli Usa negli ultimi cinque anni. L’ammissione dei funzionari statunitensi, durante l’ultima relazione alla Commissione Servizi Segreti della Camera è drammatica (ma non di certo inaspettata). Le milizie siriane appoggiate dal Pentagono negli ultimi due mesi hanno intensificato gli scontri contro le fazioni supportate dalla CIA. Lo scorso febbraio, feroci scontri a fuoco si sono verificati 20 miglia a nord di Aleppo, tra una milizia addestrata dalla CIA chiamata Fursan al Haq e le Forze Democratiche siriane sostenute dal Pentagono. In altri due casi documentati, avvenuti nella città di Azaz e nei pressi di Aleppo, le armi della CIA hanno fatto fuoco contro quelle del Pentagono. Episodi del genere palesano le difficoltà degli Stati Uniti impegnati, nello stesso frangente, ad armare decine di gruppi armati per rovesciare il governo di Assad, combattere lo Stato islamico, garantire il cessate il fuoco mediato con i russi e sostenere i colloqui di pace. Nel mezzo le missioni ombra della CIA.

La relazione, parzialmente declassificata, definisce tale situazione come un “fenomeno abbastanza nuovo, ma parte dello scacchiere siriano”.

Aleppo, seconda città più grande della Siria, presenta molteplici sfide. Divisa tra le forze di Assad, gli oppositori al regime e lo Stato islamico, è una centrifuga di tensioni tra diversi gruppi etnici come arabi, curdi e turchi che popolano l’area orientale del Paese. Gli Stati Uniti, nell’equazione per risolvere la questione siriana, hanno bisogno di un partner sul terreno.

Lo scorso anno, il Pentagono ha contribuito a creare una nuova coalizione militare, le Forze Democratiche siriane. L'obiettivo era quello di armare il gruppo, prepararlo a riprendere il territorio dello Stato islamico in Siria orientale e fornire informazioni dettagliate per gli attacchi aerei degli Stati Uniti. Le Forze Democratiche siriane sono formate per l’80% (ammissione ufficiale dello Special Operations Command) da curdi, addestrate dai reparti speciali statunitensi ed equipaggiate dal Pentagono. La presenza curda nelle Forze Democratiche siriane è stata fonte di attrito tra Stati Uniti e Turchia. Quest'ultima, infatti, teme che l'equipaggiamento pesante possa essere utilizzato dall'YPG, alleato chiave degli USA nella lotta contro l'Isis, ma strettamente legato al PKK, nel vicino Iraq, gruppo di sinistra che da trent'anni combatte contro il governo turco.

Dal suo centro operativo congiunto (Musterek Operasyon Merkezi- MOM) turco, a ridosso del confine con la Siria, la CIA sovrintende tutte le operazioni classificate. Gli sforzi del Pentagono, da un lato, fanno parte del “cristallino” impegno ufficiale della Coalizione a guida Usa contro lo Stato islamico. La CIA, dall’altro, esegue operazioni segrete volte a mantenere alta la pressione sul governo di Assad.

Fino a pochi mesi fa, le fazioni equipaggiate dalla CIA e dal Pentagono operavano in contesti distanti e ritenuti di sicurezza. L’intervento russo in Siria, però, ha stravolto l’intera geografia dell’area, consentendo ai curdi di espandersi fino alla periferia di Aleppo, nelle zone controllate dalla milizie appoggiate dalla CIA.

Il 18 febbraio scorso, la città di Marea, dove opera la brigata Suqour Al-Jabal equipaggiata dalla CIA, è stata attaccata dalle Forze Democratiche siriane addestrate dal Pentagono. Marea, patria di molti combattenti islamici che presero le armi contro Assad durante la primavera araba nel 2011, rappresenta il fondamentale snodo per i rifornimenti da Aleppo verso il resto del nord della Siria.

Il programma della CIA volto a destabilizzare il governo di Assad è stato ufficialmente avviato nel maggio del 2013. La prima fase era indirizzata al reclutamento dei “comandanti di fiducia” a cui fornire, nella seconda parte del programma, equipaggiamento e formazione sulla strategia da adottare. La terza fase, prevedeva la fornitura di equipaggiamento “speciale”, come i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided). Avviata nei primi mesi del 2014, la fornitura dei missili anticarro avveniva tramite Arabia Saudita. “L’obiettivo era quello di esercitare una sufficiente pressione militare contro le forze di Assad e convincerlo ad un compromesso politico”. Una sorta di “invito” al tavolo delle trattative, quindi, magari evitando quel collasso che avrebbe scatenato il caos nel paese. L’entrata in scena della Russia, invece, ha stravolto l’intera strategia della CIA. La quinta fase, infine, che prevedeva la fornitura di missili terra-aria, dovrebbe essere stata bloccata direttamente da Obama per timore che tali piattaforme antiaeree potessero cadere nella mani dei terroristi.

Nonostante le forniture ufficiali del Pentagono e quelle segrete della CIA (dati ufficiali diramati in Commissione Servizi Armati del Senato lo scorso settembre) cadessero con una proporzione stimata dal 30 al 50% nelle mani dello Stato islamico, gli Stati Uniti hanno continuano ad equipaggiare le proprie fazioni.

Nelle prime fasi della guerra, il Dipartimento della Difesa si era posto l’obiettivo di addestrare delle unità in Siria per combattere lo Stato islamico. Si rivelerà essere uno dei più grossi fallimenti della storia del Pentagono. Quella forza moderata addestrata in Siria che avrebbe dovuto contrastare lo Stato islamico (54 unità invece di 5,400), non esiste più. La Casa Bianca sperava di addestrare 5400 siriani l’anno per una forza che avrebbe dovuto annoverare 15 mila effettivi entro il 2017. Per addestrare 54 ribelli, il Pentagono ha speso 41,8 milioni di dollari.

Il programma della CIA è ritenuto la più rischiosa operazione in Siria da quando è scoppiata la guerra civile nel 2011. Ufficialmente, la Central Intelligence Agency continua ad appoggiare piccole unità fedeli fin dal 2010 alla Casa Bianca stimate in cinquemila elementi. Dimostrare tali affermazioni è impossibile, considerando che tutte le operazioni della CIA sono classificate e che possono anche non tener conto della linea pubblica intrapresa da Washington. La CIA, non ritiene credibile il paventato rischio di equipaggiare i futuri “Signori della Guerra”.

Il Pentagono, intanto, ha ripreso ad addestrare ed armare i ribelli siriani.

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