Parigi brucia

Cellula belga nel blitz a Parigi: trovata l'auto, jihadisti in fuga

Seat nera ritrovata a Montreuil: trovati all'interno tre fucili d’assalto Ak-47 Kalashnikov. I legami tra il Belgio e il radicalismo islamico

Cellula belga nel blitz a Parigi: trovata l'auto, jihadisti in fuga

La Seat nera, usata da quello che si ritiene sia il terzo gruppo di terroristi della strage di venerdì sera a Parigi riuscito a fuggire, è stata ritrovata a Montreuil, sobborgo orientale della capitale francese. L'auto, a differenza della Polo nera usata dai tre terroristi che hanno massacrato 89 persone alla sala concerti Bataclan per poi farsi saltare in aria, sarebbe stata usata da un terzo gruppo che, armato di kalashnikov, hanno aperto il fuoco alle 21,30 contro il caffe Bonne Biere a Rue Fontaine e solo pochi minuti dopo a Rue de Charonne contro il Belle Equipe. Il fatto che sia stata abbandonata a Montreuil alimenta la pista che qui abbiano cambiato auto oper poi dirigersi alla volta del Belgio quando ancora i controlli alle frontiere tra i due Paesi non erano stati intensificati.

Per la quarta volta in appena un anno e mezzo la pista di un attentato, riuscito o sventato, passa attraverso il Comune di Molenbeek, a Bruxelles, situato a pochi chilometri dalla sede dell’Ue nella capitale belga. Le forze dell’ordine impegnate nelle indagini hanno ricostruito infatti diverse volte il passaggio in questa zona di adepti dell’estremismo radicale coinvolti in complotti. Tra questi il francese Mehdi Nemmouche, rientrato dalla Siria prima di attaccare il museo ebraico a Bruxelles dove nel maggio 2014 rimasero uccise quattro persone o anche quello che è stato indicato come il cervello - ancora a piede libero - del complotto di Verviers, dove nel gennaio 2015 due jihadisti sono rimasti uccisi in un’operazione antiterrorismo nel quadro di un’inchiesta su una cellula operativa che pianificava attentati contro i servizi di polizia. Legami con Molenbeek sono stati accertati anche per il giovane marocchino Ayoub el-Khazzani, disarmato appena in tempo sul TGV Amsterdam-Paris, nel mese di agosto scorso. E, infine, cinque persone sono state arrestate a Molenbeek in seguito alle perquisizioni effettuate in relazione agli attentati di Parigi, come confermato dal sindaco del comune - uno dei 19 che costituisce l’agglomerato di Bruxelles - Françoise Schepmans.

"La mia vera sorpresa è quando non c’è una rete belga dietro un attentato e quando la pista non porta a Molenbeek", commenta Claude Moniquet, esperto di antiterrorismo ed ex della DGSE (Direction générale de la sécurité extérieure). "Troppo a lungo - aggiunge - si è lasciato che la situazione degenerasse e si è lasciato il terreno libero agli estremisti radicali". Anche il ministro degli Esteri, Didier Reynders, ha riconosciuto l’esistenza di "cellule in sonno". "Non è la prima volta che si va a finire sugli stessi quartieri - ha detto alla RTBF - questa volta bisogna andare fino in fondo". Il Belgio, sei volte meno popolato della Francia, fornisce allo Stato Islamico un contingente che rappresenta tra un terzo e la metà delle reclute che partono dalla Francia. Il ministero dell’Interno federale parlava a settembre di 828 belgi che presentavano "un profilo da islamista radicale".

Di questi, 270 sono andati in Iraq o Siria, 15 lo stavano facendo, 129 erano di ritorno in Belgio, a 62 di loro è stato impedito di partire e 352 avevano intenzione di recarsi in una zona di combattimento.

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