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Cina, il primo trapianto di testa ad opera di un chirurgo italiano

Tante le critiche all'operazione che si terrà nel 2017, durerà 36 ore e costerà circa 11 milioni di dollari

Cina, il primo trapianto di testa ad opera di un chirurgo italiano

Nel 2017 in Cina sarà eseguito il primo trapianto di testa al mondo. L'annuncio è arrivato qualche tempo fa dal chirurgo italiano Sergio Canavero, direttore del Gruppo avanzato di Neuromodulazione di Torino. È stato scelto il team di medici che si occuperà dell'intervento e il paziente che per primo di sottoporrà all'operazione. Si tratterà del trentenne russo Valery Spiridonov, affetto da una grave patologia genetica, la malattia di Werdnig-Hoffmann, che si era offerto volontario dopo l'annuncio del neurochirurgo.

Il donatore, secondo alcuni, potrebbe essere un prigioniero ucciso in seguito ad una condanna a morte.

A riportare la notizia sono diversi giornali internazionali: "Il fatto che questa operazione si svolga in Cina ha creato dei dubbi sulla provenienza del donatore - scrive l'Independent - . Il Paese è stato spesso criticato per aver utilizzato gli organi dei prigionieri uccisi senza il loro consenso".

La durata dell'intervento dovrebbe aggirarsi attorno alle 36 ore e costare circa 11 milioni di dollari. Il chirurgo italiano dovrebbe effettuarlo all'Harbin Medical University, in collaborazione con il collega cinese Ren Xiaoping. I medici hanno spiegato che l'operazione avrà luogo soltanto se gli esperimenti che continueranno a condurre prima di quella data daranno risultati positivi.

L'intervento è unico nel suo genere. Per questo nessuno potrà sapere come andrà a finire. La procedura prevede che le teste del donatore e del paziente vengano rimosse dal corpo. Spiridonov sarà mantenuto in coma per oltre un mese, durante il quale i farmaci aiuteranno corpo e testa a non rigettarsi a vicenda. Ma i medici non possono sapere se e quando il paziente si risveglierà.

Fin da suo annuncio l'operazione ha ricevuto numerose critiche: secondo alcuni esperti, sottoporre una persona ad un tale intervento equivale ad ucciderla o, nel caso in cui riuscisse a sopravvivere, a farle vivere qualcosa di "peggiore della morte".

Altri, invece, sono convinti che possa aprire nuove e importanti prospettive.

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