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La condivisione nucleare della Nato ed il ruolo della Turchia

Nulla potrebbe impedire agli Usa di rimuovere le B61 dalla Turchia, ma sarebbe un messaggio politicamente ambiguo nei confronti di un alleato della Nato

La condivisione nucleare della Nato ed il ruolo della Turchia

Gli Stati Uniti dovrebbero cercare un sito alternativo per trasferire l’arsenale nucleare attualmente stoccato nella base aerea di Incirlik, in Turchia. Secondo l’autorevole Fondo Ploughshares, “l’instabilità della Turchia non garantisce affidabilità e rappresenta il posto peggiore per mantenere le circa 50 testate nucleari statunitensi”.

Il rapporto tra Stati Uniti e Turchia, alleato della Nato, si è progressivamente deteriorato in seguito al fallito colpo di stato contro il governo di Ankara, avvenuto nel luglio dello scorso anno (la base rimase offline per una settimana). La rappresaglia adottata dal presidente turco Recep Erdogan a seguito del fallito golpe, non è stata ben accolta in seno alla Nato, paventando anche una possibile revisione del ruolo della Turchia nell’alleanza. All’inizio del mese, Berlino ha ritirato le sue forze militari schierate ad Incirlik. La Turchia è in disaccordo con gli obiettivi della coalizione guidata dagli Usa in Siria e nelle prossime settimane potrebbe annunciare ufficialmente l'acquisto dei sistemi di difesa russi S-400 (incompatibili con la griglia di difesa Nato).

Le forze statunitensi sono schierate nella base turca di Incirlik fin dai primi giorni della guerra fredda. L’alleanza con la Turchia si rese necessaria per creare un bastione difensivo contro l'Unione Sovietica al crocevia tra l'Europa ed il Medio Oriente. Tuttavia, i rapporti tra i due paesi si sono deteriorati a tal punto che lo scorso anno il Pentagono ha ordinato a tutti i familiari dei militari (circa 2500) schierati ad Incirlik di rientrare negli Stati Uniti per problemi di sicurezza. La base aerea, fondata negli anni '50 nel sud-est della Turchia, ha svolto un ruolo chiave per le missioni contro obiettivi Isis in Siria.

Cosa si trova ad Incirlik

Sarebbero circa 50 le testate nucleari della famiglia B61 a potenza scalare, stoccate nella zona di esclusione della base aerea turca. Si tratta di un asset a rendimento variabile con diversi protocolli di autenticazione e sicurezza come il Permissive Action Links. Con una precisione (CEP) di trenta metri dall’obiettivo, la B61-12 richiede solo una testata da 50 kilotoni (una potenza più accettabile e con minori effetti collaterali). Il rendimento detonante di una testata da 50 kilotoni, in un raggio di 30-68 metri, è assolutamente in grado di polverizzare ogni tipo di bunker fortificato. Ogni bomba all'idrogeno ha una potenza regolabile: da un massimo equivalente di 50.000 tonnellate di TNT ad un minimo di 300. La resa esplosiva della bomba può essere ridotta elettronicamente attraverso un sistema di calibrazione. L’impiego sul campo di battaglia, quindi, potrebbe essere personalizzato a seconda dell’effetto desiderato e dell’obiettivo. Pur non essendo tecnicamente una nuova arma, l’aggiornamento del Pentagono trasforma l’attuale inventario nucleare a caduta libera in sistema d’arma a guida di precisione. L’Air Force continuerà a testare fino alla fine del 2019 la bomba B-61-12 (la revisione del progetto finale dovrà concludersi entro l’anno), prima di avviare la produzione di serie. Il primo lotto, quasi certamente destinato all’Europa dove sono presenti le versioni più obsolete della bomba B61, dovrà essere consegnato entro il marzo del 2020. L’intera produzione B61-12 si completerà nel 2025 e coinciderà con il ritiro dal servizio del sistema d’arma all’idrogeno B83 con resa massima di 1,2 megatoni. Le B61-12 LEP (life extension program) resteranno in servizio fino al 2050. La prima versione della B61 entrò in servizio nel 1968 e da allora rimane uno dei pilastri principali dell'arsenale nucleare statunitense. La letalità della B61-12 è determinata dalla sua precisione, l’aspetto più rilevante nella deterrenza nucleare (stesso principio adottato sulle testate da 100 Kt 76-1 / Mk4A con spoletta programmabile, linea leggera di attacco Trident II). La modernizzazione delle armi nucleari è un processo di routine, poiché ogni sistema d’arma ha una durata prestabilita. Non vi è alcun accordo internazionale tra Mosca e Washington sull’aspetto qualitativo e quantitativo delle testate nucleari tattiche che, come sappiamo, non esistono. Il trattato START, attualmente in vigore, si rivolge specificatamente alle testate strategiche ed ai loro lanciatori. Incirlik non ospita i velivoli configurati per trasportare le B61.

I protocolli di sicurezza

Il Permissive Action Links Un è un dispositivo elettronico che attiva l’arma nucleare soltanto dopo l’immissione dei codici corretti. Il two-person concept impedisce l’uso accidentale di armi nucleari. Sono necessari due diversi codici inseriti in sequenza o contemporaneamente, periodicamente aggiornati dal National Military Command Center, per armare qualsiasi tipo di arma nucleare statunitense. Così come avviene per i bancomat di uso comune, è consentito solo un certo numero di immissioni dei codici prima del necessario ripristino negli Stati Uniti. Soltanto dopo l’abilitazione PAL il sistema d’arma è considerato armato. Per esplodere l’arma nucleare dovrà rispondere allo specifico segnale univoco generato ed ai parametri ambientali. Se non rilevati nella giusta sequenza e secondo i parametri previsti, l’arma nucleare non esploderà. Tutti gli asset nucleari stoccati sono equipaggiati con meccanismi non esplosivi che disabilitano permanentemente il sistema d’arma in presenza di manomissione o percezione di quest’ultima (forzatura sui codici) e possono essere disabilitati dal National Military Command Center. La decisione sulle armi strategiche della Nato intesa come forza nucleare a guida Usa, deve essere condivisa da tutti gli Stati membri. La deterrenza, basata su un adeguato mix di armi nucleari, convenzionali e capacità di difesa missilistica, rimane elemento centrale della strategia della Nato.

La sicurezza delle armi nucleari

Le armi nucleari statunitensi si trovano in Turchia dalla guerra fredda (come i missili Jupiter) per contrastare quella che all’epoca era la superiorità delle forze convenzionali sovietiche. Sono asset che rientrano nella strategia di dissuasione della Nato e rappresentano (al di là del reale valore tattico) un segnale politico dell’unità dell’alleanza. Non esiste alcuna informazioni pubblica su un possibile sopralluogo in Turchia del personale militare statunitense o degli esperti del Dipartimento dell'Energia a causa di problemi con gli asset nucleari schierati. In ogni caso, qualsiasi spostamento delle armi nucleari (che si trovano in un’area di esclusiva pertinenza Usa) resterebbe classificato. Le misure di sicurezza di Incirlik sono state aumentate negli ultimi mesi, così come confermano le immagini satellitari, ma non è certamente una fortezza. Resta sempre un aeroporto, non concepito per la resistenza a tempo indeterminato.

Violare un sito nucleare

Sarebbe una faccenda alquanto complessa. Qualsiasi tentativo di violare Incirlik per requisire gli asset nucleari, corrisponderebbe ad un atto di guerra, con Stati Uniti che interverrebbero in forze dalle diverse altre basi nella regione in meno di un'ora. Tempo potenzialmente necessario per conquistare il sito che ospita le armi nucleari. Teoricamente, quindi, le bombe all’idrogeno potrebbero anche essere requisite con la forza, ma non potrebbero essere utilizzate. Diverso il punto se la Turchia chiedesse di rimuovere le armi nucleari o se gli Stati Uniti decidessero di trasferirle in paesi politicamente stabili (così come avvenuto per la Grecia) come la Germania, l’Italia o il Regno Unito. Sarebbe sempre una decisione politica. Tuttavia, in base ai principi di non proliferazione, qualora gli Stati Uniti decidessero di ritirare le armi nucleari dalla Turchia, potrebbero spingere Ankara a sviluppare proprie capacità strategiche.

La garanzia politica

Le B61, più che una forza di reazione rapida (non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica, mentre il concetto scalare è prettamente letterale) dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale. Rimarrà sempre una questione politica. Nulla potrebbe impedire agli Stati Uniti di rimuovere le B61 dalla Turchia, proprio come avvenne in Grecia nel 2001, ma sarebbe un messaggio politicamente ambiguo nei confronti di un alleato militare.

Le armi nucleari Usa in Europa

Il primo step del programma di ammodernamento dell’arsenale atomico voluto dall’amministrazione Obama è in atto e prevede l’aggiornamento delle B61 dislocate nelle sei basi in Europa. Le 180 testate B61 all'idrogeno, secondo il concetto politico della condivisione nucleare, saranno tutte riconvertite alla versione Mod-12 entro il 2019, pena il deterioramento delle testate più obsolete (quelle cioè dislocate in Europa) per un totale di 500 testate Mod-3, 4, 7 e 10 da riconvertire. Il programma di ammodernamento nucleare degli USA prevede lo sviluppo di altre cinque nuove testate atomiche con potenza scalare. Il concetto Dial-a-yield è puramente teorico e si basa sulla facilità di impiego a causa delle resa esplosiva relativamente piccola. Le B61-12 dovrebbero rappresentare un deterrente nucleare ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Gli americani prevedono l’integrazione della B61-12 anche sulle portaerei, rispolverando il concetto della doppia capacità sugli F-35C. Attualmente, le sei basi della Nato (Belgio (Kleine Brogel AB), Germania (Buchel AB), Italia (Aviano e Ghedi AB), Paesi Bassi (Volkel AB), e Turchia (Incirlik AB) ospitano circa 180 bombe nucleari americane B61 Mod-3,-4,-7,-10. Le basi italiane di Ghedi ed Aviano dovrebbero ospitare complessivamente dalle 30 alle 50 bombe nucleari B61.

Da rilevare che proprio in Europa, la B61-12, potrà essere trasportata esclusivamente dagli F-35A.

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