Barcellona sotto attacco

La polizia contro la Catalogna: "Nega i dati sull'immigrazione"

La Policia Nacional contro la Catalogna: "Non ci dà i dati reali sull'immigrazione e non identifica gli irregolari per non farli espellere"

La polizia contro la Catalogna: "Nega i dati sull'immigrazione"

La Union Federal de Policia (UFPOL), sindacato ufficiale della polizia spagnola, ha denunciato in queste ore tramite uno dei suoi esperti nel controllo dell’immigrazione, Rodrigo Gavilan, le enormi difficoltà che vive la Policia Nacional per il controllo dell’immigrazione in Catalogna. Intervistato dalla testata iberica Okdiario, il funzionario del sindacato ha dato un quadro allarmante della situazione, e che manifesta inequivocabilmente le gravi colpe della Generalitat de Catalunya e di tutte le amministrazioni territoriali che non hanno fatto nulla per contrastare lo sviluppo di sacche radicali nel Paese. Il problema, a detta del portavoce del sindacato, risiede nella vera e propria disobbedienza civile che i comuni catalani e lo stesso governo della comunità autonoma hanno attuato per non consegnare i dati ufficiali sull’immigrazione clandestina nel territorio. Adesso, dopo anni, “la Catalogna è assolutamente fuori controllo sul fronte dell’immigrazione e si è trasformata nel paradiso degli immigrati irregolari e dei terroristi”. Un messaggio chiaro, quello dell’UFPOL e non lascia spazio a interpretazioni.

Il problema risiede nel fatto che molto spesso la sinistra al governo nei comuni catalani ha cercato di nascondere i numeri ufficiali dell’immigrazione clandestina per evitare che la Policia Nacional intervenisse con ordini di espulsione e imponesse l’ordine dello Stato centrale. Una scelta ideologica e politica molto chiara, che ha di fatto reso impossibile alla polizia svolgere il proprio compito. Di fondo, c’è infatti una questione meramente burocratica: la Policia Nacional è l’unico corpo di polizia in tutta la Spagna ad avere competenza sugli ordini di espulsione; i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, non hanno questo potere. Una volta che la Policia Nacional deve intervenire, scopre che le persone non hanno documenti di riconoscimento, che dovrebbe dare la Generalitat catalana, e non riescono pertanto a identificarlo, perché i dati sugli immigrati irregolari in Catalogna non vengono consegnati in modo preciso. Così non solo è impossibile riconoscerli e quindi arrestarli, ma anche una volta fermati, i soggetti presi devono essere rilasciati perché i centri di identificazione sono ormai saturi. Così cambiano regione, circolano senza documenti, e tutto torna a essere esattamente come prima. Una situazione che lascia sgomenti, ma che dimostra come sa difficile portare avanti la lotta al terrorismo se l’ideologia di una certa sinistra al potere contrasta con le minime regole dello Stato di diritto.

A questa situazione incresciosa denunciata dal sindacato UFPOL, si aggiunge poi un ulteriore tema, questa volta legato alle rivendicazioni territoriali. Altri sindacati di polizia, in particolare la Asociacion Unificada de Guardias Civiles (AUGC) e il Sindicato Unificado de Policia (SUP), hanno denunciato la marginalizzazione dei corpi di polizia nazionale rispetto ai Mossos d’Esquadra da parte del governo catalano per dare l’immagine di una comunità indipendente anche sotto il profilo della sicurezza. Un esempio di questa marginalizzazione, è stato il fatto di aver impedito al gruppo TEDAX della Guardia Civil, l’accesso al luogo in cui è esploso l’appartamento degli jihadisti, ad Alcanar, e dove da subito si riteneva fosse morto l’imam di Ripoll.

In tutto questo rimpallo di responsabilità, accuse e denunce, l’unico dato certo è che negli anni, le divisioni interne, la sinistra ideologica al potere, e le rivendicazioni autonomiste anche sul tema dell’ordine pubblico, hanno di fatto reso la Catalogna quello che è: il focolaio jihadista più pericoloso di tutta la Spagna. L’80% delle moschee radicali spagnole sono in Catalogna, e la maggior parte dei centri islamici che predicano idee fondamentaliste non sono registrati come tali e sono mimetizzati in negozi o in garage senza alcun controllo.

In tutto ciò, l’aumento dell’immigrazione irregolare da paesi nordafricani e mediorientali e l’incapacità di poter garantire un controllo a tappeto su chi entra nel Paese, non rendono il lavoro dell’antiterrorismo semplice: soprattutto se a questi fenomeni inevitabili, si aggiunge l’ideologia di chi governa che, per garantire un’immagine falsa del proprio territorio, mette a repentaglio la vita dei suoi cittadini e di coloro che arrivano in Catalogna in modo regolare.

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