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Diplomatico iraniano di stanza a Vienna accusato di terrorismo

Nelle prossime 48 ore, l’Austria potrebbe disconoscere l’immunità diplomatica nei confronti di un addetto dell’ambasciata iraniana a Vienna. Il funzionario sarebbe coinvolto nella pianificazione di un attentato

Diplomatico iraniano di stanza a Vienna accusato di terrorismo

Un diplomatico iraniano di stanza in Austria è stato accusato dalle autorità di diversi Stati europei di avere pianificato un attentato. La città da colpire era Parigi e gli obiettivi erano i partecipanti a un raduno organizzato dagli attivisti per i diritti umani nel Paese asiatico. Il nome del diplomatico è emerso nell’ambito delle indagini a carico della coppia fermata lunedì scorso in Belgio con l’accusa di attività terroristica. Il Cancelliere Kurz sarebbe pronto a revocare l’immunità al funzionario.

Lunedì 2 luglio, Assadollah A, addetto dell’ambasciata di Teheran in Austria, recatosi in Germania per “attività istituzionali”, veniva interrogato dalla Polizia tedesca. Quest’ultima mirava a fare luce sui legami tra il diplomatico e i coniugi belgi, di origini iraniane, arrestati poche ore prima per terrorismo. I due soggetti fermati in Belgio sono stati trovati in possesso di 500 grammi di esplosivo e costoro, secondo le autorità di Bruxelles, stavano preparando un ordigno da fare esplodere poi a Parigi. Durante le indagini sul passato dei due presunti terroristi, la magistratura sarebbe riuscita a identificare il “regista” dell’operazione omicida: Assadollah A. La Procura belga avrebbe quindi richiesto la collaborazione dei colleghi tedeschi al fine di accertare le responsabilità del diplomatico iraniano nella panificazione della strage. Le autorità di Bruxelles sostengono che il diplomatico di stanza a Vienna avrebbe ordinato alla coppia arrestata lunedì scorso di dirigersi nella capitale francese per fare esplodere un ordigno durante il raduno organizzato dal National Council of Resistance of Iran (Ncri). Quest’ultimo aveva indetto una manifestazione al Centro Congressi di Parigi per consentire a tutti gli esuli iraniani in Europa di contestare pubblicamente il Governo di Teheran per le sue “politiche lesive dei diritti umani”. Dopo le inchieste avviate in Belgio e in Germania, anche le autorità di Vienna hanno deciso di sottoporre a una analisi approfondita l’attività del diplomatico iraniano. Il Ministero della Giustizia austriaco ha immediatamente richiesto al Governo di Berlino l’estradizione del funzionario e ha invitato la Repubblica Islamica a revocare l’immunità al presunto “regista” del fallito attentato.

L’Ncri ha subito puntato il dito contro l’addetto dell’ambasciata di Teheran in Austria. Secondo i vertici dell’organizzazione, Assadollah A sarebbe, in realtà, un importante ufficiale dei Servizi segreti della Repubblica Islamica e non un semplice funzionario. Costui, in passato, avrebbe pianificato gli omicidi di diversi esponenti dell’opposizione iraniana. In base a tali accuse e in base alle tesi sostenute da diverse Procure europee, Vienna ha ribadito la volontà di disconoscere l’immunità diplomatica al soggetto indagato, al fine di procedere a interrogatori più approfonditi e di procedere al sequestro della corrispondenza personale di Assadollah A. Il Governo austriaco ha sollecitato le autorità del Paese asiatico a revocare ogni garanzia finora riconosciuta al presunto “regista” del fallito attentato a Parigi. Il Cancelliere Kurz, in ogni caso, ha fissato un termine entro il quale la Repubblica Islamica potrà prendere i provvedimenti auspicati nei confronti del funzionario: giovedì prossimo. Una volta scaduto il termine senza che Teheran abbia ufficialmente revocato l’immunità ad Assadollah A, le autorità austriache adotteranno la contromisura suindicata. Tale crisi nei rapporti tra la nazione asiatica e i partner europei si consuma a ridosso della visita a Vienna del Presidente Hassan Rouhani. Il Capo dello Stato iraniano ha infatti deciso di recarsi nel “Vecchio continente” al fine di convincere i membri dell’Ue circa la fedeltà della Repubblica Islamica alle disposizioni dell’ “accordo sul nucleare” sottoscritto nel 2015.

Il documento siglato tre anni fa è stato recentemente disconosciuto dagli Usa, i quali accusano Teheran di “doppiogiochismo”.

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