Guerra in Ucraina

Il "re" del nichel salvo dalle sanzioni: perché è impossbilie da colpire

Vladimir Potanin, quasi omonimo dello Zar, condivide con lui ricchezza, furbizia ed essere scampato alle sanzioni occidentali: ecco perché l'oligarca russo continua a farla franca

Il "re" del nichel salvo dalle sanzioni: perché è impossbilie da colpire

Fatta la legge, trovato l'inganno: il detto popolare ben si addice ad alcuni oligarchi russi proprietari di super yacht che sembrano ville gallegianti sul mare i quali, furbescamente (ma non troppo), sono riusciti a farla franca scappando verso i paradisi terresti (es. Maldive) disattivando il sistema di identificazione automatica (AIS) di bordo per far perdere le tracce e risparmiare dal sequestro le lussuose imbarcazioni. Accanto a loro ci sono gli oligarchi a cui è stato confiscato di tutto e poi ce n'è uno, il secondo uomo più ricco di Russia, che continua a vivere come nulla fosse: si tratta di Vladimir Potanin, oligarca di Mosca il cui nome e cognome forse gli portano bene quanto ad assonanza con il presidente russo, al quale non è stato confiscato neanche il televisore.

Cosa si nasconde dietro Potanin

Il suo patrimonio è stimato in circa 30 miliardi di dollari, ha sempre appoggiato Putin (anche nelle gare di hockey) e, nonostante tutto, non fa parte dei sanzionati di Unione europea e Stati Uniti. Come mai? Il Corriere della Sera ha spiegato che Potanin è azionista di maggioranza della nichel, l'azienda siberiana che produce il metallo bianco e argenteo del quale possiede il 15% e, contemporaneamente, anche il 40% del palladio, metallo che serve a trasformare gli inquinanti in anidride carbonica e vapore acqueo. Come si può facilmente intuire, i due composti chimici servono alla costruzione di microchip e auto, indispensabili costantemente e per tutto il mondo. Fosse sanzionato Potanin, adesso, significherebbe un boomerang incredibile sia per il prezzo dei due metalli ma anche e soprattutto per l'industria automobilistica.

Il Cremlino "respira"

L'attività di Potanin è una manna dal cielo per Mosca che, soltanto grazie a lui, riesce a riprendere il controllo di molte banche crollate a picco dopo che le multinazionali occidentali hanno deciso di venderle all'indomani del 24 febbraio. Il gruppo Interros, di sua proprietà, ha già riacquistato Rosbank da Société Générale a cui l’aveva ceduta nel 2008. E se l'oligarca Oleg Tinkov, sanzionato e costretto a vendere il 35% della sua banca, Tinkoff Bank, dopo essersi dissociato dalle azioni di Putin definite "schifose", Potanin la ha acquistata praticamente gratis, "per un prezzo ridicolo, il 3% del suo valore reale", ha dichiarato un arrabbaiato Tinkov.

L'impero dell'oligarca

Potanin è la classica gallina dalle uova d'oro: figlio di un funzionario del ministero del Commercio dell'Unione Sovietica, possiede anche Uneximbank, banca di riferimento della nuova Russia che fece un salto di capitale da 300 milioni di dollari nel 1992 a 2 miliardi nel 1994. Ebbe l'astuzia, poi, di prestare al governo russo miliardi di dollari assieme ad altri oligarchi ottenendo importanti proprietà statali quando ci fu il default a fine anni '90. Ecco perché si ritrovò ad avere l'azienda Norilsk Nichel, acquistata per 170 milioni di dollari e guadagnati 3,3 miliardi di dollari nemmeno un anno dopo. Fu anche vicepremier nel governo Eltsin per due anni. Con Putin, poi, i rapporti furono sempre ottimi grazie all'obbedienza di non stare più in politica: accettò quanto deciso dallo Zar e campa sereno fino ad oggi con proprietà e miliardi a palate.

Anche se il nichel ha provocato disastri in Siberia scaricando su alcuni fiumi tonnellate di scorie, con i soldi ha potuto pagarsi anche la multa da due miliardi di dollari, versati in un'unica soluzione come fossero bruscolini.

Ad oggi, nonostante guerra e sanzioni, è lui che nel suo "piccolo" ha il coltello dalla parte del manico nei confronti dell'Occidente. Che, purtroppo, è costretto a chiudere occhio, orecchie e bocca come le tre scimmiette.

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