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Effetto Putin: dopo la Merkel anche Erdogan apre ad Assad

Il presidente turco accetta la proposta russa di un tavolo negoziale regionale per risolvere la crisi in Siria

Effetto Putin: dopo la Merkel anche Erdogan apre ad Assad

Che la diplomazia fosse il suo forte lo avevano già sottolineato molti analisti fin dal suo primo mandato presidenziale, ma stavolta il presidente russo Valdimir Putin sembra avere effettivamente ribaltato lo scenario della crisi siriana, portando dalla sua parte gli attori più insospettabili, con una strategia basata sull'equilibrio tra tavoli negoziali e forniture militari. Ma anche approfittando degli errori commessi dagli altri.

Sì, perché, l’apertura all’ipotesi della presenza di Assad nel processo di transizione politica in Siria, fatta ieri dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan dopo l’incontro avuto a Mosca con Putin, è suonata come un mea culpa per un approccio verso la questione siriana che in quattro anni di conflitto ha portato alla Turchia ben pochi vantaggi. Il bilancio del sostegno di Ankara ai ribelli anti-Assad, inclusi i gruppi più estremisti, basato sulle previsioni errate degli strateghi turchi che davano per certo il crollo del leader siriano in pochi mesi, è quantificabile infatti in più di due milioni di profughi in territorio turco, in una nuova insorgenza del separatismo curdo, nella recessione economica e in parte anche nella perdita della maggioranza parlamentare dell’AKP alle scorse elezioni parlamentari. A completare il quadro si aggiungono una crescita significativa dell’instabilità ai confini e la netta affermazione dello Stato Islamico, che è arrivato a caratterizzarsi oggi, di fatto, come la principale opposizione ad Assad in Siria.

È per questo che, per il “sultano” Erdogan, sempre più nel mirino delle critiche dell’opposizione interna per i suoi errori in politica estera, sembra essere giunto il tempo del compromesso. Un compromesso che, del resto, serve anche a Mosca, che ha dovuto fare i conti con l'arretramento sul terreno delle truppe dell'esercito siriano. Quello che Mosca propone quindi, e che Erdogan sembra aver accettato, è la costituzione di una piattaforma regionale per la risoluzione del conflitto, che comprenda i principali attori dell’area, come l’Iran, l’Arabia Saudita, l’Egitto e la stessa Turchia, dove possano essere discussi, e sciolti, i principali nodi della questione. Proposta che sembra essere stata accettata almeno in parte da Erdogan, che, a margine della sua partecipazione assieme al presidente Putin all’inaugurazione della Moschea Cattedrale di Mosca, ha annunciato il raggiungimento di un accordo per la creazione di un gruppo di lavoro congiunto sulla crisi siriana, composto dai ministri degli Esteri di Stati Uniti, Russia e Turchia, al quale potranno aggiungersi in seguito altri attori regionali. Inoltre il presidente turco, sempre a margine della visita moscovita, ha fatto sapere che è oggi prioritario per la Turchia riportare la stabilità in Siria, e che, pur essendo disponibile ad includere il leader siriano in una prossima transizione politica, un futuro con Assad, per Ankara, non è comunque pensabile.

“Le superpotenze stanno dimostrando di voler risolvere la crisi siriana il prima possibile”, spiega Gumer Isaev, direttore dell’Istituto di Studi Russi di Istanbul, “per questo nei mesi scorsi la questione siriana è stata al centro dei colloqui tra Usa, Iran, Russia, Turchia, Israele e Stati del Golfo, dove la domanda fondamentale è rimasta la stessa: il futuro della Siria sarà con o senza Assad?”. “La Siria è strategica per la presenza politica e militare russa nel Mediterrraneo, ed allo stesso modo, Damasco gioca un ruolo chiave nei progetti di egemonia regionale turchi”, continua il ricercatore. “Nonostante i due Paesi abbiano avuto posizioni opposte fin dal primo giorno della crisi siriana però, oggi sembra essere arrivato il momento del dialogo". "In più", conclude, "anche se la Siria è un attore fondamentale per entrambi, la questione siriana non provocherà una rottura fra Russia e Turchia, che continueranno ad avere una cooperazione strategica su vari fronti”.

Se un compromesso con Erdogan, dunque, sembra essere stato raggiunto, ora Putin vuole convincere Obama, al quale ha richiesto un incontro per discutere di Siria ed Ucraina. Incontro ottenuto per mercoledì prossimo a margine della seduta dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

E per il consigliere del presidente siriano, Bouthaina Shaaban, un "tacito accordo" tra Mosca e Washington sulla crisi siriana che va avanti dal 2011, potrebbe essere già stato raggiunto.

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