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Il giallo delle videocamere rotte davanti alla cella di Epstein

L'Fbi sta analizzando le videocamere di sorveglianza posizionate davanti alla cella in cui il miliardario accusato di molestie e pedofilia si sarebbe suicidato

Il giallo delle videocamere rotte davanti alla cella di Epstein

L'Fbi sta indagando sul malfunzionamento delle due telecamere posizionate fuori dalla cella del carcere di New York dove il 10 agosto scorso si sarebbe suicidato il finanziere Jeffrey Epstein. Secondo quanto riportano alcuni media Usa, le videocamere sarebbero state trasportate a Quantico dal Metropolitan Correction Center di Manhattan, dove Epstein era detenuto in attesa di processo. Nelle scorse ore è emerso che almeno una delle videocamere davanti alla cella era non funzionante. Dubbi anche sull'apparente suicidio del milionario accusato di traffico di minori: gli avvocati di Epstein, Reid Weingarten e Martin Weinberg, hanno dichiarato martedì al giudice del distretto di Manhattan, Richard Berman, di avere perplessità sulla conclusione del capo medico legale di New York che ha acclarato il suicidio del loro assistito.

Due giorni fa il Washington Post aveva riferito che i filmati registrati da almeno una delle videocamere posizionate fuori dalla cella di Epstein erano del tutto "inutilizzabili". Il quotidiano sosteneva che non fosse chiaro il motivo per cui quei filmati registrati fossero così danneggiati o imperfetti da essere inutilizzabili dagli investigatori o cosa sia visibile in quelli non compromessi. Non è nemmeno noto, al momento, se la criticità riscontrata nella registrazione dei filmati abbia avuto una durata limitata o se si si tratti di un problema più ampio di manutenzione che affligge il Metropolitan Correctional Center, il carcere dove è morto suicida Jeffrey Epstein.

Certo è che qualcosa, in quel carcere, non ha funzionato. Gli investigatori vogliono vederci chiaro, tant’è che, come riportato dalla Cnn nei giorni scorsi, sarebbero addirittura 20 le guardie carcerarie della prigione federale di New York che hanno ricevuto un mandato di comparizione di fronte al grand jury. Gli inquirenti intendono, attraverso le loro deposizioni, cercare di ricostruire con esattezza quello che è successo la notte in cui il 66enne miliardario si è impiccato nella sua cella. Secondo quanto emerso nelle scorse settimane, sempre da fonti citate dal Washington Post, sarebbero stati almeno otto i membri del personale dell’Ufficio federale delle carceri (Federal Bureau of Prisons) che hanno ignorato l’ordine di non lasciare il miliardario da solo nella sua cella. Secondo il responso ufficiale dell'autopsia eseguita sul corpo dell'ex miliardario accusato di traffico sessuale di minori, si sarebbe trattato di un suicidio per impiccagione. Sembrava dunque fugato ogni dubbio concernente le cause del macabro decesso, ma ora gli avvocati mettono in discussione questa versione.

Nel frattempo, continuano ad emergere dettagli sugli abusi sessuali commessi da Epstein in vita. "Un codardo". "Sono molto arrabbiata". "Questa volta non sarà fatta giustizia". Sono le dichiarazioni drammatiche rese dalle testimoni che stanno deponendo davanti al giudice contro il finanziere morto in carcere lo scorso 10 agosto. Senza l'unico imputato il processo è destinato al fallimento e all'archiviazione, ma le testimonianze di chi denuncia di essere stata sottoposta ad abusi, quando era minorenne, e costretta a prestazioni sessuali per il milionario e gli amici del suo cerchio magico, tra Manhattan e Palm Beach, sono state comunque raccolte. Le donne, una decina, stanno raccontando la loro storia, riparate dai giornalisti e dalle telecamere. Molte trattengono le lacrime. Una di loro, Courtney Wild, ha detto che il suicidio di Epstein ha "rubato" a lei e alle altre il diritto a confrontarsi con lui in tribunale. "Sono molto arrabbiata e triste - ha commentato - per questo è stato un codardo". Alcune, il cui nome non è stato rivelato, hanno detto di sentirsi violentate una seconda volta. "È come se quel trauma si riproponesse".

Il suicidio, ha spiegato la procuratrice federale Maurene Comey, "non fermerà le indagini su altre persone che hanno aiutato Epstein" a portare avanti il suo piano di sfruttamento di ragazze minorenni.

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