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Eutanasia, il Canada si appresta a diventare il Paese con le leggi meno severe al mondo

Contro la riforma della legislazione canadese sull’eutanasia si sono subito schierate con nettezza personalità e organizzazioni religiose

Eutanasia, il Canada si appresta a diventare il Paese con le leggi meno severe al mondo

In Canada infuriano le polemiche verso il disegno di legge governativo diretto a rendere meno stringenti le regole sull’accesso individuale all’eutanasia, consentita nel Paese dal 2016. Il progetto normativo, classificato con la sigla Bill C-7, punta infatti a rendere il Canada la nazione con la legislazione meno rigida al mondo in materia di suicidio assistito. La bozza di provvedimento mira a estendere a livello federale la disciplina sulla “dolce morte” già in vigore in Québec, connotata appunto da restrizioni minime.

Il Bill C-7, spiega il Telegraph, riconoscerà il diritto all’eutanasia non più soltanto ai malati terminali capaci di intendere e di volere, ma anche alle persone affette da demenza. Gli articoli della bozza conferiscono infatti ai soggetti con problemi mentali la possibilità di sottoporsi all’iniezione letale, purché abbiano manifestato in precedenza la volontà di mettere fine alla loro vita nel caso in cui fossero stati malauguratamente colpiti da gravi invalidità.

Un altro passaggio del disegno di legge che ha contribuito ad accendere le polemiche, rimarca il quotidiano britannico, è quello che introduce l’“eutanasia immediata” nei riguardi dei malati terminali. Ad oggi, secondo la vecchia normativa ancora in vigore, questi ultimi devono attendere dieci giorni prima che venga loro praticato il suicidio assistito scelto liberamente dai medesimi.

Se verrà approvato il provvedimento governativo, i pazienti terminali, qualora dovessero optare per la “dolce morte”, si vedranno invece praticare all’istante l’iniezione letale.

La stessa riforma prescrive però che coloro che sceglieranno l’eutanasia pur non essendo affetti da patologie irreversibili dovranno osservare al contrario un periodo di attesa di novanta giorni.

Contro il Bill C-7, elogiato dal ministro della Giustizia David Lametti come una “misura necessaria” e finalizzata a “ridurre le sofferenze” delle persone e a rafforzarne la libertà di scelta, si sono schierate con forza le massime autorità cristiane canadesi.

Ad esempio, fa sapere la testata londinese, tra i religiosi scesi in campo contro la riforma della legislazione sull’eutanasia vi è Thomas Collins, cardinale e arcivescovo di Toronto. Egli ha tuonato ultimamente contro la volontà del governo Trudeau di fare diventare il Paese del Commonwealth, mettendo a punto una normativa per niente restrittiva in tema di “morte a richiesta”, un unicum a livello mondiale.

Il fronte degli oppositori della bozza di provvedimento, sottolinea il Telegraph, vede anche la presenza del centro studi confessionale Cardus, che accusa il disegno di legge di non tutelare affatto il diritto del personale sanitario di rifiutarsi, esercitando obiezione di coscienza, di praticare ai pazienti il suicidio assistito.

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