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Falle nei servizi di intelligence: gli jihadisti erano noti agli 007

Yassim Salih, il 35enne che ha colpito la Francia, schedato per radicalizzazione nel 2006. Ben noto ai servizi anche Seifeddine Rezgui, autore della strage di Sousse. Ma nessuno li ha fermati

Falle nei servizi di intelligence: gli jihadisti erano noti agli 007

"I servizi segreti non possono controllare tutti i potenziali terroristi". L'ammissione arriva dall'ex 007 Chems Akrouf, sentito oggi dalla Stampa. E così succede che gli assalti di ieri, sia quello alla fabbrica di Saint-Quentin-Fallavier sia quello agli hotel di lusso di Sousse, sono stati messi a segno da jihadisti già noti ai servizi di intelligence. In Francia la mano dell'Isis è quella di Yassim Salih, 35enne già schedato per radicalizzazione nel 2006. Peccato che la misura non sia stata rinnovata nel 2008 lasciandolo libero di colpire indisturbato. In Tunisia, invece, l'autore della mattanza è il 23enne Seifeddine Rezgui, finito sotto controllo perché "frequentava estremisti salafiti".

Yassim Salih era stato posto sotto attenzione della GGSI l’anno scorso a seguito della redazione delle note informative dei servizi di informazione generali del dipartimento di Doubs nel 2013 e nel 2014. In quei documenti, gli agenti parlavano di Yassin Sahli e di due suoi amici, definiti "musulmani duri" che volevano creare un istituto musulmano a Besançon. La seconda nota, datata maggio 2014, faceva riferimento ai segni di radicalizzazione di Salhi a seguito di segnalazioni arrivate dal vicinato a Besançon. Gli agenti sottolineavano le "assenze regolari e per periodi lunghi, di circa 2-3 mesi senza che sia possibile dire dove si rechi". Quando si ntrovava a Besançon, Salhi organizzava riunioni nella sua casa con altri individui, a volte vestiti in mimetica e le cui conversazioni fatte sul pianerottolo di casa facevano a volte riferimento al jihad e al Mali. Nella nota si parlava inoltre di un "brutale" cambiamento di Salhi che aveva perso molto peso e si era rasato la barba. Questa nota aveva fatto sì che Salhi fosse posto sotto attenzione, ma un anno dopo l’allerta Salhi non era oggetto di una vera e propria sorveglianza rafforzata.

"Mettere sotto controllo uno di questi personaggi significa per i servizi segreti coinvolgere almeno otto agenti disponibili a lavorare giorno e notte - spiega Chems Akrouf - e poi ci vuole un veicolo con le attrezzature necessarie per le intercettazioni. E se poi la persona ne incontra altre, si aggiungono di nuovo altri sospetti. E il meccanismo va moltiplicato". Nonostante il governo francese abbia aumentato il personale di intelligence, tenere sotto controllo tutti i potenziali terroristi è pressoché impossibile. Tanto che oggi il premier Manuel Valls ha invitato i francesi a "imparare a convivere con la minaccia degli attacchi". "Questi nuovi terroristi, potenziali e non, sono ovunque, perché spesso si radicalizzano davanti alla televisione o al computer - continua Akrouf - e poi agiscono autonomamente, da soli".

Anche in Tunisia, come in Francia, l'attentatore era noto ai servizi segreti. Seifeddine Rezgui non solo frequentava estremisti salafiti, ma apparteneva anche al gruppo universitario della "Gioventù islamica". Nato a Gaafour, nel governorato di Siliana, il 23enne era stato segnalato in alcune moschee salafite gestite da estremisti islamici, ma la sua fedina penale era pulita e non aveva partecipato, come molti jihadisti, a campi di addestramento nella vicina Libia. Solo dopo la strage, però, il governo tunisino ha deciso di colpire i musulmani radicali chiudendo ottanta moschee, che sfuggono al controllo dello Stato, con l'accusa di "incitamento alla violenza".

Ma ormai è troppo tardi.

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