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Le femministe ostentano l'aborto sul web. Ma i feti meritano rispetto

Si diffonde l'hastag "Grida il tuo aborto". Le donne raccontano di come questa scelta le abbia "migliorato" la vita. Senza pensare ai bimbi morti

Le femministe ostentano l'aborto sul web. Ma i feti meritano rispetto

Che l'aborto sia una scelta difficile, nessuno lo mette in dubbio. Anzi, lo si spera. Anche se a sentire le "grida" con cui le femministe rivendicano con orgoglio di aver provocato la morte dei loro feti, qualche dubbio sorge. Perplessità che nasce al di là delle scelte personali, perché fermare la nascita di un bimbo è una decisione che dovrebbe rimanere nella sfera privata. Nel profondo dell'animo. Della madre, del padre (spesso messo da parte) e - soprattutto - del bambino che non ha trovato luce.

Invece in questi giorni il web - maledetto strumento - sta trasformando l'aborto in un trofeo da mostrare. Da raccontare al mondo. Da ostentare. Ed accade in maniera più prepotente che in altre epoche, quando la lotta per l'aborto correva nelle strade e nelle cliniche illegali. Si lodano per aver scelto la "carriera" ai figli. Il proprio "benessere" a quello del bimbo.

Negli Stati Uniti è stato approvato un disegno di legge, il "Defund Planned Parenthood Act", che ha eliminato i finanziamenti federali alla multinazionale dell'aborto. Una scelta dettata dalla legittima volontà di girare i fondi (235 milioni) ai Centri di Salute, che accompagnano le donne nella gravidanza ma senza portarle all'aborto.

Tralasciamo il fatto che la multinazionale è al centro di uno scandalo per la vendita di tessuti fetali. Lasciamo a casa le interminabili discussioni su quando un bambino diventi tale, se al momento del concepimento o solo quando emette il primo vagito. Lasciamo stare. Non ne usciremmo.

Focalizziamoci sull'ostentazione dell'aborto. Molte donne hanno twittato le loro storie, accompagnate dall'hashtag #ShoutYourAbortion ("Grida il tuo aborto"). Una di loro ha scritto nero su bianco che "Onestamente, il mio aborto a vent'anni è stata una delle prime scelte non auto-distruttive e da adulta che abbia mai fatto". Un'altra aggiunge: "Ho avuto un aborto nel 2007. Non volevo i bambini allora e non li voglio ora. Sto gestendo il mio benessere". E infine: "Ho avuto un aborto a 18 anni, ho conseguito due lauree e vivo una vita appagante. E' stata una decisione giusta".

La vita appagante che non ha potuto provare il bambino abortito. Poco importa se ciò che è stato cestinato fosse "vita" o "vita potenziale". Sono tecnicismi inesistenti cui si aggrappano gli abortisti. Rimane l'ostentazione di una "carriera" conquistata togliendo a qualcuno la possibilità di conoscere questo mondo. Ripetiamo, scelta ormai legittimata dalla legge.

Ma anche i feti chiedono rispetto.

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