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Francia, il Consiglio di Stato sospende il divieto di burkini

Una sentenza del Consiglio di Stato sospende il divieto di burkini. Ma il vicesindaco di Nizza rincara la dose: "il bando si applica anche alla veste delle suore"

Francia, il Consiglio di Stato sospende il divieto di burkini

Il burkini è morto, lunga vita al burkini. Il Consiglio di Stato francese ha decretato oggi la bocciatura dell'ordinanza anti-burkini, con cui diversi sindaci di località balneari, sopratutto in Costa Azzurra, hanno vietato il costume islamico integrale indossato da diverse bagnanti di fede musulmana.

La sentenza, in particolare, riguarda la misura anti-burkini emessa dal Comune di Villeneuve-Loubet, dopo un ricorso presentato dalla Lega dei Diritti dell'Uomo e dal Comitato francese contro l'islamofobia. Da tempo il bando del costume islamico integrale ha raccolto asprissime critiche dentro e fuori il Paese, da parte dei musulmani ma non solo. Ieri, ad esempio, l'ambasciata francese a Londra era stata teatro di una manifestazione di donne contrarie al divieto di burkini.

Nonostante la decisione odierna del Consiglio di Stato transalpino, però, i sondaggi indicano come la maggior parte della popolazione sia comunque favorevole al bando. Non è un caso, infatti, che l'ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy abbia promesso appena ieri di estendere il divieto di burkini a tutto il Paese se dovesse essere eletto nuovamente all'Eliseo nelle elezioni politiche in programma per il 2017.

In attesa di scoprire quali saranno le conseguenze pratiche della sentenza emessa oggi del Consiglio di Stato, però, il dibattito continua a divampare. Intervistato dalla britannica Radio 4 della BBC, il vicesindaco di Nizza (una delle città dove sono state elevate più sanzioni contro le donne che indossavano il costume integrale, ndr) ha spiegato che "Andare in spiaggia in burqini è proibito perché è una provocazione. La religione e lo stato sono completamente separati. La religione è affare di tutti, ma di tutti a casa loro, di tutti in chiesa, non di tutti per strada".

Messo alle strette dall'intervistatore che gli chiedeva se il divieto riguardasse anche l'abito religioso delle suore, il vicesindaco ha dovuto ammettere, un po' imbarazzato, che teoricamente il bando si estenderebbe anche alla veste delle suore.

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