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La «gauche» non molla e dichiara guerra al rigore

La «gauche» non molla e dichiara guerra al rigore

Neppure una settimana di vita, per il Valls II, che il nuovo esecutivo francese pare già scollegato dalla base. Ieri i socialisti anti-Valls, di cui almeno una quarantina siedono in Parlamento, hanno rotto il silenzio. A cominciare da Martine Aubry, sindaco di Lille e madrina delle 35 ore. Il provvedimento considerato intoccabile dalla gauche è stato messo in discussione dal neoministro dell'Economia alla sua prima intervista, questa settimana. Pronta la risposta, pubblica ed estesa a tutto il dossier economico dell'esecutivo. La fronda anti-Valls, che si oppone alla svolta liberale dell'esecutivo con l'ingresso dell'ex banchiere d'affari Emmanuel Macron a Bercy, c'è stata ieri. All'Università estiva de La Rochelle, incubatrice del pensiero Ps dove i militanti trovano spazio di confronto. A sorpresa, si è presentato anche il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, al convegno promosso dalla fronda Ps. I giovani dicono di sentirsi traditi da Hollande e dal premierato bis affidato a Valls. Anche alcuni sindaci e membri del Ps paiono insofferenti. «Ma la prova che la gauche nel governo esiste ancora è nella presenza di Taubira». Difficile dire se durerà a lungo l'ultimo alfiere dell'ala movimentista nell'esecutivo, visto che la sua uscita è considerata più che probabile in ottobre, dopo l'approvazione della riforma della Giustizia. Socialista, sì. Ma non più di sinistra, dicono i frondisti sul nuovo governo.

Pezzi importanti del Ps non sono d'accordo con la visione liberale di Valls, eppure il 62% dei francesi sarebbe favorevole ad autorizzare le imprese a derogare alle 35 ore in caso di accordo con i sindacati, secondo un sondaggio pubblicato ieri da Le Parisien . Come ha detto il nuovo ministro dell'Economia: «Potremmo consentire alle aziende, nel quadro di accordi di maggioranza, di derogare alle regole per le 35 ore di lavoro e di retribuzione». È già possibile per quelle in difficoltà, sostiene Macron. «Perché non estenderlo a tutte le imprese, a condizione che vi sia un accordo con la maggioranza dei dipendenti?». Lo scontro con la base si era già consumato quando al posto di Macron siedeva Arnaud Montebourg, rappresentante della fronda anti-rigore. Valls ha annunciato riforme a colpi di decreto senza dar peso alle sortite di Montebourg, considerando i suoi attacchi parte di una strategia per candidarsi alle presidenziali del 2017 come alternativa di sinistra al tandem Hollande-Valls. Ma ignorare gli umori de La Rochelle non sarà così facile. Pure Montebourg vi è intervenuto ieri spiegando che «a volte si viene cacciati quando si ha ragione». E c'è chi ieri ricordava che alle primarie socialiste per la candidatura presidenziale del 2012 Montebourg è arrivato terzo, dietro all'attuale presidente della Repubblica e dietro a Martine Aubry, oggi lontana dalla politica nazionale.

Pure lei è tornata a punzecchiare Valls, proprio mentre a La Rochelle si consumava la bufera anti-Valls. Aubry ha attaccato il premier sulla legge degli affitti, che il sindaco di Lille vuole estendere alle grandi città e non solo a Parigi. Un proposito già bocciato da Valls. Minuzie. Fastidiose, però, per un capo del governo che ha perso anche Aurelie Filippetti (ex Cultura) e Benoit Hamon uniti nella fronda Montebourg. Segnare il territorio. Marcare differenze. L'ala sinistra ieri ha esplicitato l'opposizione al progetto economico di Valls di rispettare il rigore nei conti pubblici. «La Rochelle è un momento di dibattito», ha ammesso il premier, rendendosi conto di essere minoranza nel Ps e nel forum dei giovani. Segnare il territorio. Marcare differenze è invece un'operazione riuscita per la gauche , che non parla di scissione. Ma attacca pubblicamente la linea Macron-Valls all'Economia. Anche per aver accantonato il proposito di intervento dello Stato nell'economia.

Rinnovato ieri da Montebourg: tra più applausi che fischi.

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