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Gaza, raid israeliano contro Hamas. Distrutte batterie missilistiche

Jet israeliani hanno bombardato postazioni di Hamas nella striscia di Gaza dopo che diversi razzi hanno colpito prima dell’alba il Sud dello Stato ebraico. L’attacco aereo non avrebbe provocato vittime

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Gaza è stata nuovamente colpita dai jet con la stella di Davide. Diverse basi dei terroristi di Hamas sarebbero state distrutte durante un raid avvenuto in mattinata. Quest’ultimo sarebbe la risposta del governo Netanyahu alla pioggia di razzi abbattutasi prima dell’alba sulle regioni meridionali di Israele. L’attacco alle postazioni dei miliziani non avrebbe causato vittime.

In tre ondate di bombardamenti, l’aviazione di Gerusalemme sarebbe riuscita a distruggere 25 obiettivi militari situati nella Striscia di Gaza. Il raid, secondo Tel Aviv, sarebbe una reazione proporzionata ai colpi di mortaio sparati, poco prima delle cinque del mattino, contro i villaggi israeliani al confine con l’enclave palestinese. 45 razzi avrebbero infatti danneggiato diversi edifici e infrastrutture a Eshkol, Avshalom, Tzohar e Shlomit. Proprio a Eshkol, uno dei proiettili sarebbe esploso nel giardino di un asilo.

Secondo lo Stato Maggiore di Gerusalemme, sette dei 45 missili sarebbero stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre tre non sarebbero neanche riusciti a superare il confine tra la Striscia e Israele, schiantandosi contro le stesse basi dei terroristi. I vertici militari dello Stato ebraico hanno poi dichiarato che il bombardamento su Gaza è stato un successo. Gli israeliani hanno annunciato che importanti campi di addestramento dei miliziani e molte batterie missilistiche impiegate per attaccare i villaggi sarebbero stati messi fuori-uso. Lo Stato Maggiore ha quindi esortato la popolazione palestinese a ribellarsi ai piani suicidi di Hamas, in quanto quest’ultima, pur di perseguire i suoi folli propositi, sarebbe disposta a sacrificare le vite di migliaia di civili innocenti.

Tutto il "mondo arabo" ha condannato l’attacco aereo ordinato dal Governo Netanyahu, definendolo "un esempio di uso sproporzionato della forza". Le autorità di Gerusalemme hanno invece denunciato il clima di paura e angoscia nel quale sono costretti a vivere gli abitanti del Sud del Paese, obiettivi privilegiati dei razzi lanciati dai terroristi. Il premier Netanyahu ha ribadito il diritto di Israele a difendersi da ogni minaccia alla propria sopravvivenza e ha puntato il dito contro l’Onu, colpevole di sposare sempre le tesi dei miliziani. I 45 proiettili piovuti sui villaggi di Eshkol, Avshalom, Tzohar e Shlomit e la conseguente rappresaglia su Gaza sono gli ultimi capitoli di una scia di proteste, scontri e veleni iniziata il 30 marzo di quest’anno. I settant’anni dello Stato ebraico, il ricordo della diaspora palestinese, lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme.

Tali avvenimenti sono stati alla base dei moti anti-israeliani esplosi mesi orsono in tutta la Striscia, moti immediatamente strumentalizzati da Hamas e ai quali Netanyahu ha risposto con reiterati interventi militari.

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