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Gaza, la tregua non regge: riprendono i raid

Il governo guidato da Netanyahu accetta il piano dell’Egitto per un "cessate il fuoco". Ma il braccio armato di Hamas lo respinge e rilancia: "Intensificheremo gli attacchi"

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Si è subito richiuso lo spiraglio per una cessazione delle ostilità tra Israele e Hamas. Il governo di Benjamin Netanyahu aveva accettato l’iniziativa egiziana per un cessate il fuoco a partire da questa mattina alle 9 (le 8 in Italia), interrompendo i raid sull’enclave palestinese. Dopo la reazione negativa di Hamas, tuttavia, che continuato a bersagliare lo Stato ebraico con 35 razzi, nel pomeriggio sono ripresi gli attacchi aerei contro la Striscia di Gaza che hanno colpito almeno due obiettivi.

La proposta egiziana avrebbe previsto la cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore dalla tregua, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati. Proposta alla quale Israele ha risposto convocando il gabinetto di sicurezza all’alba per esaminarne le condizioni. "Un cessate il fuoco senza giungere a un accordo definitivo è escluso - ha spiegato il portavoce Fawzi Barhoum - in tempi di guerra non cessi il fuoco per negoziare in seguito". Pur accettando le condizioni avanzate dall'Egitto, Israele ha chiesto ad Hamas di consegnare le riserve di razzi e smantellare di tutti i tunnel tra la Striscia e Israele. Quella della "smilitarizzazione" di Gaza non a caso è stato uno dei punti ribadito dal Gabinetto di sicurezza israeliano nella riunione della notte, che ha confermato il prosieguo dei raid aerei sulla Striscia e il richiamo di altri riservisti.

Le Brigate Ezzedin al-Qassam hanno bocciato ogni ipotesi di tregua. "Se il contenuto di questa proposta è quel che sembra - ha detto il braccio armato di Hamas - si tratterebbe di una resa e noi la rigettiamo senza appello". Tra le richieste della fazione islamica c'erano la liberazione dei 56 operativi di Hamas, riarrestati da Israele in Cisgiordania dopo il rapimento dei tre ragazzi ebrei e liberati in cambio del rilascio di Gilad Shalit, la riapertura del valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto e il pagamento degli stipendi dei circa 40mila impiegati di Hamas a Gaza. Dalle parole ai fatti Hamas è subito passata ai fatti lanciando di almeno 35 razzi verso Israele anche dopo la scadenza per l’entrate in vigore della tregua. Due razzi sono stati intercettati da Iron Dome nel centro di Israele, altri due su Ofakim e Rehovot.

Il bilancio delle vittime palestinesi continua a salire. Prima della sospensione dei raid israeliani, si parlava di almeno 194 morti e 1400 feriti. Non solo. Con un provvedimento a sorpresa, Hamas ha deciso di impedire da oggi il transito fra Gaza e Israele attraverso il valico di Erez. "La misura - afferma un comunicato - riguarda anche i giornalisti stranieri, nonché i malati palestinesi che progettavano oggi di sottoporsi a cure in Israele".

Hamas esige ora garanzie internazionali per la sicurezza del proprio personale al confine dopo che nei giorni scorsi la aviazione israeliana ha bombardato i suoi uffici.

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