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Gaza, terza notte di raid aerei israeliani

Le vittime sono oltre 80. I razzi di Hamas puntano alle centrali nucleari

Gaza, terza notte di raid aerei israeliani

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In meno di tre giorni da Gaza sono stati lanciati 365 razzi, uno ogni dieci minuti (cifre fornite dal portavoce militare israeliano). Per tutta risposta Israele prosegue con i raid aerei: quella di ieri è stata la terza notte di bombardamenti. Il bilancio dell'operazione "Protective Edge" parla di oltre 80 vittime e 550 feriti. Nei circa settecento raid aerei israeliani condotti finora sono stati colpiti centri per l’addestramento e abitazioni dei dirigenti di Hamas e della Jihad islamica. Fonti della sicurezza di Tel Aviv hanno reso noto che solo ieri sono stasti colpiti 322 obiettivi nella Striscia di Gaza, fra cui postazioni di lancio di razzi, depositi di armi e tunnel. Gli scontri proseguono anche oggi. Cinque razzi sparati dai militanti di Hamas sono stati intercettati stamattina sopra Tel Aviv. Lo riporta sul proprio sito il quotidiano Jerusalem Post, precisando che le sirene d'allarme sono state sentite nella città alle 8 ora locale (le 7 in Italia). Subito dopo sono state avvertite due esplosioni, probabilmente causate dal sistema di difesa Iron Dome che ha intercettato i razzi. Hamas ha rivendicato la responsabilità dell'attacco, precisando di aver impiegato razzi di tipo M-75. Stamattina presto alcuni razzi sono stati sparati anche verso alcune comunità nel sud d'Israele, tra cui Sha'ar Hanegev, Netivot e Ashkelon.

Peter Lerner, un portavoce dell'esercito israeliano, ha reso noto che "più di 20 mila soldati riservisti sono stati chiamati, ma un attacco di terra sarà l'ultima opzione solo se la riterremo necessario". I carri armati con la stella di David sono ammassati al confine con la Striscia di Gaza. L'invasione, secondo alcune fonti israeliane, potrebbe avvenire entro due-tre giorni.

"Fino ad adesso non ho parlato con nessuno di un cessate il fuoco", ha spiegato il premier israeliano Netanyahu, aggiungendo di aver anzi ordinato un’intensificazione dei raid aerei sulla Striscia. Poi ha sottolineato che Israele non può intraprendere passi come fatto da altre nazioni in passato: "Non possiamo fare ciò che i Russi hanno fatto in Cecenia". Fra l’altro Netanyahu - secondo quanto riporta il quotidiano Haaretz - ha detto che i consiglieri legali hanno sconsigliato di tagliare acqua ed elettrictà da Israele a Gaza.

Intanto l’Egitto ha aperto il valico di Rafah per accogliere i feriti palestinesi rimasti feriti sotto i bombardamenti. Sono anche stati allertati gli ospedali del nord del Sinai, la penisola egiziana che confina con Israele e Gaza. Il valico di Rafah di solito è chiuso perchè il governo del Cairo teme infiltrazioni di miliziani jihadisti intenzionati a colpire nel Sinai.

La difficile mediazione

Nel loro contatto di ieri, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi hanno esaminato l’ipotesi di un cessate il fuoco e uno stop dell’escalation israeliana a Gaza. Ban e Sisi si sono "messi d’accordo sugli sforzi da compiere per giungere a un cessate il fuoco e "sostenere gli abitanti della Striscia di Gaza". I due leader inoltre hanno sottolineato il pericolo costituito dalla situazione attuale e la necessità di fermare tutte le operazioni militari per evitare un circolo vizioso di violenza e ulteriori vittime.

La rabbia dell'Iran

Teheran minaccia Tel Aviv. Israele "si pentirà" dell’operazione che conduce contro la Striscia di Gaza, che ha fatto finora almeno 73 morti, ha detto il vice ministro iraniano degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian. "Il regime sionista - ha detto, citato da PressTv - non deve pensare di poter continuare a condurre i suoi attacchi contro Gaza approfittando della situazione nella regione. Presto (Israele, ndr) vedrà che la reazione dei gruppi della resistenza palestinese farà pentire Tel Aviv dei suoi attacchi". Ieri il ministero iraniano degli Esteri, in una nota, aveva definito "brutale" l’aggressione israeliana a Gaza, mentre il portavoce del ministero, Marzieh Afkhami, sosteneva che "è giunto il momento che i Paesi arabi e islamici, insieme alle organizzazioni per la difesa dei

538em;">diritti umani, reagiscano alla violenza del regime sionista nei confronti del popolo palestinese".

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