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Lo schiaffo di Tripoli all'Italia: in Libia l'autopsia sulle salme

Ieri l'ennesimo rinvio del rimpatrio proprio per evitare l'autopsia in Libia. Ma Renzi e Gentiloni sono stati beffati ancora

Lo schiaffo di Tripoli all'Italia: in Libia l'autopsia sulle salme

"Non è stato pagato alcun riscatto" per liberare i quattro tecnici della Bonatti rapiti in Libia. Lo ha assicurato Paolo Gentiloni in un'informativa nell'aula del Senato, parlando della liberazione di Gino Pollicardo e da Filippo Calcagno e dell'uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano.

Nonostante i primi due siano stati uccisi in una sparatoria contro alcuni miliziani Isis, il ministro degli Esteri italiano nega che il sequestro possa essere stato organizzato dal Califfato. "Non sono mai emersi elementi di riconducibilità di formazioni di Daesh in Libia", ricorda Gentiloni, "Non è mai giunta alcuna rivendicazione. L'ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata".

E mentre Gentiloni rassicura il Parlamento, da Tripoli arriva l'ennesimo schiaffo al governo italiano. Dopo il braccio di ferro di ieri che ha fatto slittare ancora il rientro delle salme di Failla e Piano per evitare l'autopsia in suolo libico, la procura generale di Tripoli ha confermato che il rimpatrio avverrà oggi, ma ha soprattutto rivelato che l'esame è già avvenuto, seppure alla presenza di "un medico legale italiano".

All'Agenzia Nova, Jamal Zubia, addetto stampa delle autorità libiche che fanno capo al governo di Salvezza di Tripoli, ha spiegato che al momento le autorità libiche sono in attesa di ricevere il via libera dalla procura tripolina per rimpatriare le salme.

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