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Da "Good bye, Lenin" a "Good bye, Putin!": la Coca Cola e il ritorno del '900

Perché la decisione della Coca Cola di sospendere le attività in Russia ci porta dritti nella pellicola di un film iconico

Da "Good bye, Lenin" a "Good bye, Putin!": la Coca Cola e il ritorno del '900

Sembravano scene da film e invece rischiano di diventare in breve tempo realtà: la Coca Cola che decide di sospendere le attività in Russia ci porta dritti in "Good bye Lenin!", film iconico sulla fine della Ddr e sui rimasugli ideologici di un mondo che andava scomparendo. Quello cui qualcuno cercava di rimanere ancorato, nonostante tutto.

Nella pellicola, un giovanissimo Daniel Brühl non vuole far sapere alla madre, fervente militante socialista caduta in una brutta depressione, dell'esistenza di bandoni pubblicitari occidentali adagiati sui palazzi. Quelli della tipica architettura sovietica. Rappresentano il segno di una sconfitta ideologica ed è meglio evitare. E anche nel frigo è meglio che l'America non compaia.

La Germania dell'Est è tramontata ma Christiane, la mamma di cui sopra, non deve averne contezza. Perché potrebbe essere un colpo di difficile gestione psichica. E dunque Christiane non deve neppure apprendere dell'arrivo della Coca Cola (uno dei marchi paradigmatici del film), bevanda simbolo, per i post-comunisti, della colonizzazione ideologica americana. L'ipotesi, per nulla peregrina, è che scene così potessero interessare solo la cinematografia storico-sociale. Quante possibilità esistono adesso, dopo l'invasione operata da Vladimir Putin in Ucraina, che qualcosa del genere possa davvero replicarsi?

Se è vero che la guerra mossa dallo "Zar" segna sulle lancette il tempo del ritorno delle sfere d'influenza, è vero pure che, da questo conflitto in poi, potrebbero esistere un Est Europa occidentalizzato ed uno lontano dai nostri usi e costumi. Già adesso è argomento di discussione. E quindi luoghi con bandoni pubblicitari della Coca Cola e luoghi privi di rimandi commerciali di natura occidentale: non è detto ma il pendio è scivoloso e la strada sembra essere stata intrapresa.

Come ha scritto Matteo Sacchi sul Giornale, del resto, siamo al "ritorno dell'Unione sovietica", con tutto quello che una marcia indietro di quella entità comporta. A cambiare, come spiegato dall'economista ed ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi in questa intervista sarà il modello della globalizzazione. Di rimando, potrebbe non essere così strano assistere ad un altro film, con un Daniel Brühl contemporaneo, che nasconde ad una madre depressa il ritorno della Coca Cola in Russia. Forse ci vorrà tempo per riassorbire certe ferite. E tempo pure affinché la Coca Cola riapra i battenti a Mosca.

Il mondo balla sul filo del ripristino di schemi passati: si fa un gran parlare di quelli del Novecento. Con essi, può ripresentarsi il "gioco" della scomparsa e della ricomparsa delle pubblicità a stelle e strisce. Da "Good bye, Lenin!! a "Good bye, Putin!" il passo sembrava lunghissimo.

Eppure sembra davvero breve.

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