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Governo danese: "Niente cittadinanza ai figli di chi ha combattuto per l'Isis"

La modifica alle norme sulla cittadinanza voluta dal governo Rasmussen è stata subito fortemente criticata dalle organizzazioni umanitarie

Governo danese: "Niente cittadinanza ai figli di chi ha combattuto per l'Isis"

Il governo danese ha in questi giorni, per motivi di prevenzione del terrorismo islamico, modificato in senso restrittivo la propria legge sulla cittadinanza.

In base alla riforma in questione, frutto di un accordo tra il governo del premier conservatore Rasmussen e la forza politica nazionalista di opposizione Danish People's Party, i figli che nasceranno nel Paese scandinavo da genitori stranieri colpevoli di avere lottato per l’Isis in Medio Oriente non potranno mai divenire cittadini danesi. Il divieto di naturalizzare i figli di coloro che hanno combattuto in Siria e in Iraq al servizio di al-Baghdadi è stato quindi presentato dagli esponenti dell’esecutivo di Copenaghen come inteso a informare la normativa nazionale a una maggiore cautela e a un estremo rigore.

La modifica legislativa concordata dal premier Rasmussen e dal partito sovranista è stata poi giustificata da Inger Stojberg, ministro dell’Immigrazione, con queste parole: “Le nuove regole riguardano i figli degli immigrati che, andando a combattere in Medio Oriente per lo Stato Islamico, hanno tradito la Danimarca, il Paese che li ha accolti. Avendo queste persone voltato le spalle ai valori fondanti della nostra società, è di conseguenza legittimo negare ai loro figli il privilegio della cittadinanza danese. I figli di chi ha dichiarato guerra alla democrazia e alla libertà, cardini dell’identità occidentale, non apparterranno mai e poi mai alla nostra comunità nazionale.”

L’accordo stipulato dal primo ministro e dal Danish People's Party dovrà a breve essere sottoposto al vaglio del parlamento, il quale, a detta degli analisti politici locali, lo dovrebbe approvare con una maggioranza trasversale di 91 deputati su 179. Nonostante la misura restrittiva sia stata presentata dalle autorità come necessaria e urgente, essa è stata duramente criticata da diverse organizzazioni per i diritti umani. Ad esempio, l’Unicef, agenzia Onu impegnata a livello mondiale nella tutela dell’infanzia, ha bollato la riforma promossa da Copenaghen come “disumana”, in quanto mirante a “punire i figli per le colpe dei genitori”.

Alle critiche delle istituzioni umanitarie ha subito replicato lo stesso ministro Stojberg, che ha affermato: “Mentre alcuni passano il loro tempo a criticare, questo governo si dedica anima e corpo a proteggere il proprio popolo da qualsiasi potenziale minaccia. La cittadinanza danese è sacra.

Non può assolutamente essere concessa in maniera automatica e alla leggera.”

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