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Grecia, Mosca: "Speriamo nel compromesso"

Sebbene il risultato della consultazione di ieri sia stato accolto con entusiasmo dai russi, il Cremlino, tramite il portavoce Dmitrij Peskov, ha smorzato stamane gli animi dei più antieuropeisti

Grecia, Mosca: "Speriamo nel compromesso"

Il commento di Mosca al risultato del referendum greco, che ha visto il 61,3% della popolazione pronunciarsi contro la firma del nuovo memorandum e contro l’adozione di nuove misure di austerity, è stato molto pacato. Sebbene il risultato della consultazione di ieri sia stato accolto con entusiasmo dai russi, il Cremlino, tramite il portavoce Dmitrij Peskov, ha smorzato stamane gli animi dei più antieuropeisti. Se una bozza di accordo sembra essere ancora sul tavolo dell’Eurogruppo infatti, Mosca si augura che venga perfezionata il prima possibile, e che al più presto venga trovato un compromesso con i creditori al fine di garantire alla Grecia “stabilità economica e sociale”. "Vogliamo che i nostri partner greci raggiungano al più presto il compromesso necessario con i creditori” ha infatti detto il portavoce del Cremlino, che ha inoltre assicurato che la Russia sta seguendo molto da vicino gli eventi in Grecia.

L’asse Atene-Mosca infatti, si è rinsaldato dopo l’elezione di Alexis Tsipras, ed è un asse che potrebbe essere fonte di molti benefici per entrambi i Paesi. Per la Russia ‘accerchiata’ dalla Nato, infatti, Atene rappresenta un importante alleato nel Mediterraneo, mentre per la Grecia, Mosca potrebbe essere un buon contraltare per superare l’impasse con Bruxelles. Nell’immediato però, un aiuto dalla Russia per il pagamento dei debiti di Atene probabilmente, non ci sarà. Dal governo greco, infatti, ha assicurato Peskov, non è arrivata nessuna richiesta di assistenza finanziaria e la questione, a detta del portavoce del Cremlino, non è mai emersa nei vari contatti bilaterali fra i due Paesi.

Nonostante questo però il dossier greco non potrà non essere uno dei temi in discussione negli importanti vertici dei Paesi Brics, che si terranno nella cittadina russa di Ufa, a partire da mercoledì prossimo, fino al 10 luglio. Infatti, anche se Peskov dapprima ha affermato che la questione greca non è nell’agenda ufficiale né del vertice dell’Organizzazione di Shangai per la Cooperazione, né del Summit dei Brics, il portavoce del Cremlino ha poi rivelato che delle discussioni sull’argomento potranno ovviamente avere luogo a latere dei due appuntamenti. E non ha escluso che la questione greca potrà essere sollevata proprio nel corso dei vertici stessi.

Nella telefonata tra Putin e il premier greco, “chiesta da Atene”, come precisa il Cremlino, e avvenuta nel primo pomeriggio di oggi durante una pausa della riunione con i leader dei principali partiti che siedono nel parlamento greco, presieduta da Tsipras, sono state discusse infatti, anche "alcune questioni relative all'ulteriore sviluppo della cooperazione fra Russia e Grecia". Questioni che potrebbero essere legate alla proposta che il vice ministro delle Finanze russo Sergei Storchak aveva fatto a Tsipras, nel maggio scorso.

Ovvero quella di concedere alla Grecia la membership della New Development Bank (NDB): la banca dei Brics. Ovvero, l’istituto di credito, aperto a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, che vuole diventare l’alternativa alle istituzioni finanziarie di Bretton Woods. La discussione sull’adesione di Atene al forum di questi Paesi cosiddetti in via di sviluppo e di conseguenza all’istituto di credito ad essi collegato, non era comunque in programma prima della data del prossimo summit di Ufa. Ma ora che il caso ha voluto che i due vertici si debbano tenere proprio a ridosso del referendum nel quale la maggior parte del popolo greco si è detto contrario ad ulteriori diktat dell’Unione Europea, la discussione potrebbe assumere una valenza diversa.

E potrebbe farsi strada l’ipotesi, seppure molto velleitaria, che la banca istituita nel luglio del 2014 a Fortaleza, in Brasile, dalle cinque maggiori economie in via di sviluppo del mondo, quelle di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa per l’appunto, e finanziata da questi Stati con 100 miliardi di dollari di liquidità, possa rappresentare una valida, o quantomeno percorribile, strada alternativa per uscire dalla crisi del debito. O addirittura la chiave per aprire la porta della Grexit. Anche se nessuna di queste voci è stata ancora confermata, i frequenti contatti degli ultimi tempi e la proposta di Mosca ad Atene di divenire il sesto Paese Brics mostrano come, se Bruxelles dovesse chiudere la porta in faccia a Tsipras, non mancherebbero di fatto delle vie d’uscita.

Mosca e Pechino infatti, forse sarebbero pronte a prendere per mano Atene, e ad accompagnarla verso modelli di sviluppo alternativi.

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