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Dall'Irak all'Ucraina, le guerre ci rubano i cieli

I conflitti in atto e la minaccia di Putin di "blindare" la Siberia: lo spazio aereo si riduce

Dall'Irak all'Ucraina, le guerre ci rubano i cieli

Le guerre ci stanno rubando i cieli. Non bastava lo stop allo spazio aereo ucraino dopo l'abbattimento del volo malese MH17: oltre alle minacce di Vladimir Putin che, in risposta alle sanzioni occidentali, potrebbe chiudere lo spazio aereo in Siberia, ecco anche i bombardamenti americani in Iraq a rappresentare un terzo potenziale fronte di non volo. Con una serie di riverberi per tutte le compagnie aeree europee che subirebbero cambi di strategie e anche costi aggiuntivi, dal momento che le destinazioni verso i paesi Brics sono di fatto in cima ai pensieri anche della nuova Alitalia in versione emiratina.

A pagare il prezzo più alto sarebbe in Europa la compagnia tedesca Lufthansa, che assicura più di dieci collegamenti quotidiani dalla Germania per Giappone e Cina, voli che fino a ieri transitavano sullo spazio aereo in questione. Relativamente alle rotte verso il sud est asiatico, osserva Andrea Giuricin, esperto di economia e trasporti, docente all'Università Bicocca di Milano e fellow dell'Istituto Bruno Leoni, «un po' tutte le compagnie aeree subirebbero dei costi aggiuntivi anche del 5% sul carburante in quanto dovrebbero passare sotto l'Ucraina, a nord della Siria ed evitando le zone irachene interessate dagli attacchi». Una sorta di percorso ad ostacoli, con cambiamenti repentini di programmi e di orari.

Proprio su questo si segnala la decisione di Etihad, fresca sposa di Alitalia, di modificare le proprie rotte sull'Iraq, dopo l'annuncio dei bombardamenti americani, mantenendo comunque i collegamenti con Bagdad e Bassora, al fine di evitare lo spazio aereo iracheno nelle aree di conflitto. Una decisione, dicono, legata «al deterioramento della sicurezza in molte parti del paese». Mentre la compagnia di bandiera turca ha annunciato la ripresa dei voli diurni verso la città curda irachena di Erbil, dopo averne deciso lo stop per motivi di sicurezza.

È chiaro che dopo la chiusura già in atto in Siria lo spazio aereo verso oriente resta molto limitato, «con il rischio - aggiunge Giuricin - se non di un vero imbuto ma di un serio congestionamento delle rotte: comunque il corridoio si è ristretto».

A questo punto se Mosca dovesse accelerare vietando i voli sulla Siberia, che comunque garantiscono un «gettone» non indifferente alla compagnia Aeroflot, i collegamenti per i paesi Brics sarebbero i più colpiti, dal momento che gli eventuali dirottamenti avrebbero costi accessori non da poco. Gregory Alegi, docente di Basic Aeronautics nei corsi MBA della Business School Luiss, sottolinea che «non contano tanto i ritardi ma se, venendo a mancare punti di appoggio negli scali intermedi, non si potranno più tracciare rotte dirette, il rischio è di una serie di scali aggiuntivi» a sorpresa. «Non potendo più contare su scali di emergenza, non si potranno più tracciare quelle rotte».

E in caso di aumento dell'instabilità politica, sommando ciò che accade in quelle tre zone «diverse per merito e circostanze, ecco che la vita aerea si complicherebbe non poco», aggiunge, «anche se potrebbe essere più preoccupante il silenzio sulla situazione in Libia con conseguenze sulle rotte verso l'Africa».

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