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I laici vincono le elezioni in Bangladesh, proteste dell'opposizione infiltrata dagli islamisti

I laici della Awami League vincono le elezioni parlamentari in Bangladesh, l'opposizione insorge e denuncia brogli mentre emerge l'infiltrazione degli islamisti nella coalizione anti-governo

I laici vincono le elezioni in Bangladesh, proteste dell'opposizione infiltrata dagli islamisti

Lo schieramento laico Awami League del premier Sheikh Hasina ha vinto con ampia maggioranza le elezioni parlamentari tenutesi ieri in Bangladesh, conquistando 288 seggi, come reso noto dal segretario della commissione elettorale, Helal Uddin Ahmed.

Il Partito Nazionale guidato dall’ex presidente Hosein Mohamed Ershad ha ottenuto 20 seggi mentre sette vanno all’alleanza di opposizione, la National Unity Front, guidata dal principale partito nazionalista del Bangladesh (BNP) il cui leader, Khaleda Zia, si trova al momento in un carcere a Dhaka con l’accusa di corruzione. In assenza di Zia, l’alleanza del National Unity Front è guidata da Kamal Hossain, 82 anni, avvocato ed ex ministro.

Elezioni sotto il segno della violenza, con un bilancio di 16 morti in seguito a scontri scoppiati in diverse zone del Paese e con più di 600mila uomini delle forze di sicurezza schierati per far fronte ai disordini.

Le opposizioni, che già prima del voto avevano denunciato brogli e intimidazioni, non hanno gradito l'esito del voto, con lo stesso Hossain che ha definito il processo elettorale “una farsa” e ha chiesto nuove elezioni svolte sotto l'autorità di un "governo apartitico".

Il parlamentare del Partito Nazionalista, Zahiruddin Swapan, ha riferito che venerdì funzionari della sicurezza hanno isolato la sua casa, mentre Farid Ahmed, un altro candidato del BNP, ha detto che la polizia e gli attivisti del partito al governo hanno preso posizione attorno al suo complesso.

L’Associated Press ha reso noto di aver ricevuto una cinquantina di segnalazioni di intimidazioni e minacce ai seggi, denunciate da sostenitori dell’opposizione, ma non c’è stato modo di verificarle indipendentemente. Nella giornata di domenica un corrispondente della Bbc riferiva di aver visto scatole piene di schede compilate prima dell’apertura dei seggi, ma anche questa segnalazione risulta priva di elementi documentati.

Intanto però emerge l’infiltrazione degli islamisti radicali della Jamaat e-Islami nella coalizione anti-governo; ben 22 candidati “arruolati” dall’opposizione sono infatti membri del partito islamista, tanto che lo stesso leader della National Unity Front, Kamal Hossain, lo scorso 27 dicembre aveva definito tale mossa “un errore”, aggiungendo:

"Se avessi saputo che a membri della Jamaat sarebbero state date tessere del BNP, non avrei mai fatto parte della Coalizione, ma in ogni caso non resterò nemmeno un giorno se a queste persone verranno conferiti ruoli nel futuro governo".

Lo stesso Hossain, durante un’intervista dello scorso 14 dicembre, aveva perso le staffe quando alcuni giornalisti gli avevano chiesto la sua posizione riguardo all’inserimento degli islamisti della Jamaat nella coalizione del BNP:

“Queste domande non dovrebbero nemmeno essere poste. Voi giornalisti siete inutili. Quanto siete stati pagati per fare queste domande? Chi vi ha pagato? Come vi chiamate? Mi ricorderò delle vostre facce”!

Un tasto dolente visto che l’alleanza tra BNP e Jamaat e -Islami era già stata messa sotto accusa a inizio degli anni 2000 per attacchi contro le minoranze. La Jamaat e-Islami Bangladesh nasceva come branca orientale della Jamaat e-Islami pakistana, al punto che durante la guerra d’indipendenza del Bangladesh del 1971 la Jamaat bengalese non soltanto si oppose, ma molti dei suoi membri collaborarono con l’esercito pakistano per contrastare gli indipendentisti (tra cui anche attivisti e intellettuali). Al termine del conflitto il Bangladesh conquistò l’indipendenza e numerosi membri della Jamaat e-Islami Bangladesh si rifugiarono in Pakistan mentre altri vennero arrestati, processati e condannati all’ergastolo o alla pena capitale con le accuse di alto tradimento, crimini di guerra e genocidio.

Nel 2009 il governo laico della Awami League formava l’ “International Crimes Tribunal” con l’obiettivo di perseguire gli islamisti schieratisi con l’esercito pakistano e i suoi collaboratori durante il genocidio del 1971. L’esecutivo Hasina è inoltre stato più volte accusato dagli islamisti di perseguitare i musulmani e di portare avanti politiche da “miscredenti”. Il Bangladesh seppur riconosce l’Islam come religione nazionale, ha reintrodotto nel 2010 il laicismo come uno dei pilastri della propria Costituzione, già incluso nel 1972 ma rimosso nel 1977 da Ziaur Rahman.

Il governo della Awamli League, uscito vincitore anche questa volta, è da tempo bersaglio anche dei jihadisti che hanno tutto l'interesse a rivesciarlo per imporre un esecutivo pro-Sharia.

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