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I pericoli della fusione tra Monsanto e Bayer per l'Europa

Sembra cosa fatta la fusione tra la tedesca Bayer e l'americana Monsanto. La multinazionale farmaceutica tedesca andrebbe così a unirsi all'azienda leader delle biotecnologie agrarie.

I pericoli della fusione tra Monsanto e Bayer per l'Europa

La fusione tra la Bayer e la Monsanto sembra essere in dirittura d’arrivo. C’è stato infatti lo scorso 12 gennaio un incontro tra i rispettivi amministratori delegati, Werder Baumann per la Bayer e Hugh Grant per la Monsanto, con il neoPresidente americano Trump. L’obiettivo dei due CEO è stato quello di mostrare a The Donald i benefici di questa mastodontica operazione. Sul piatto della bilancia ci sono i 66 miliardi di dollari offerti dalla Bayer per la fusione con la Monsanto. Il colosso farmaceutico tedesco ha valutato 128 dollari ogni azione della multinazionale americana. Un’offerta difficile da rifiutare. L’obiettivo è quello di unificare le vendite di semi, di cui Monsanto è leader, e dei diserbanti, pesticidi e affini, per soppiantare la concorrenza di ChemChina-Singenta, la colossale impresa cinese.

Dietro all’intenzione di mantenere saldi e in equilibrio i rapporti di forza tra Occidente e Asia, si celerebbero dei rischi non indifferenti per il mercato agricolo europeo, i lavoratori e l’ambiente stesso. Andiamo con ordine. Ci sarebbe inannzitutto un problema legato alla concorrenza. La fusione tra questi due giganti potrebbe creare infatti un monopolio con un conseguente rialzo dei prezzi. A sostenerlo è il Konkurrenz Gorup, un’associazione tedesca guidata da due avvocati. Il gruppo ha redatto un paper in cui vengono evidenziati i possibili effetti negativi di tale operazione sul mercato agricolo e fito-sanitario. L’analisi dimostra che la fusione porterebbe al controllo di quasi il 70% del cotone negli Stati Uniti da parte del nuovo gruppo. Attualmente infatti Monsanto e Bayer occupano rispettivamente il 31 e il 38% del mercato dei semi per il cotone. Il Konkurrenz Group ha messo poi in risalto come i due colossi siano concorrenti negli Usa sul mercato degli erbicidi. La fusione andrebbe dunque contro il Clayton Act, che vieta l’unione di due principali concorrenti di un determinato settore.

C’è da sottolineare poi come già la stessa Monsanto sia più volte finita nel mirino dell’American Antitrust Institute per la posizione monopolistica sul mercato della soia, del mais e appunto del cotone. Come le più basilari leggi economiche insegnano, un monopolio “falsifica” l’andamento naturale dei prezzi, che non risponderanno più ad un equilibrio tra domanda e offerta. Quando l’offerente è solo uno, infatti, come in questo caso la Monsanto-Bayer, il prezzo viene stabilito dalla stessa. I consumatori dovranno semplicemente adattarsi. In questo caso i primi a subire i danni sarebbero gli agricoltori del Vecchio Continente costretti a rifornirsi di sementi e mezzi tecnici necessari alla produzione ad un prezzo più che maggiorato.

Last but not least, vi è il problema legato all’ambiente e alla salute. Secondo il Presidente dell’Associazione italiana per l’Agricoltura Biologica, Vincenzo Vizioli, la fusione sembra pensata appositamente per “creare nuove malattie”. Ovvero ci sarebbe da una parte la produzione di nuovi pesticidi agricoli e dall’altra la vendita di farmaci per curarne gli effetti negativi sulla salute. Sia la Bayer che la Monsanto sono poi produttrici di glisofato, un erbicida ritenuto probabile agente cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’International Agency for Research on Cancer. L’unione di queste due multinazionali sembrerebbe poi essere una più sottile strategia della stessa Monsanto per entrare nel mercato europeo. Se infatti da una parte il TTIP è praticamente fallito insieme al flop delle semine OGM, la Monsanto potrebbe così aver trovato un’altra via per l’Europa. In questo modo potrebbero essere aggirati i vincoli della Politica Agricola Comunitaria per garantire un basso impatto ambientale e per la riduzione dell’utilizzo degli OGM.

L’Europa sembrava aver evitato il pericolo del TTIP, ora si staglia una nuova minaccia.

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