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Cade un elicottero in Pakistan. L'attacco degli insorti talebani

Almeno due ambasciatori morti nello schianto. Trenta persone sotto sequestro in Afghanistan, dopo l'assalto a una partita di pallavolo

Cade un elicottero in Pakistan. L'attacco degli insorti talebani

Sono sette le vittime dello schianto di un elicottero a bordo del quale c'erano giornalisti e membri della diplomazia, caduto oggi in Pakistan. Uno schianto in cui sono morti in molti, che i talebani hanno rivendicato come attentato, smentiti poi dalle forze armate.

Sono morti l'ambasciatore norvegese, Leif H. Larsen e il suo collega Domingo D. Lucenario Jr, rappresentante delle Filippine. Hanno perso la vita anche le moglie dell'ambasciatore malese e di quello indonesiano e insieme a loro anche il pilota e il co-pilota del velivolo e un membro dell'equipaggio. Feriti i rappresentanti di Polonia e Olanda.

L'elicottero si è schiantato in fase di atterraggio non lontano da una scuola. Era in programma oggi il lancio di due progetti di cooperazione nella regione. Il premier pakistano si è salvato solo perché viaggiava su un secondo mezzo.

I talebani hanno rivendicato i fatti, sostenendo di voler colpire il premier pakistano, Nawaz Sharif, uccidendolo mentre era a bordo. Sharif viaggiava però su un altro velivolo ed è rimasto illeso. Le forze armate, inoltre, hanno smentito che ci sia stato un attacco, parlando invece di un guasto tecnico.

Un attacco talebano è stato messo a segno in Afghanistan. Nel mirino gli spettatori di una partita di pallavolo nella zona di Paktia, nell'area sud-orientale del Paese. Due morti e almeno trenta persone prese in ostaggio ieri pomeriggio.

Secondo i funzionari dell'amministrazione locale afghana, il commando di talebani sarebbe entrato in azione verso le quattro e trenta del pomeriggio, aprendo il fuoco contro il campo da gioco. Un poliziotto in abiti civili è una delle due vittime. E tra i feriti ci sono tre donne e tre bambini.

Ancora nelle mani dei talebani i trenta sequestrati.

Le forze di sicurezza sono impegnate in scontri a fuoco per liberarli.

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