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Isis ossessionato da Roma: «Spezzeremo le croci»

«Sfogliare» sul web Dabiq , la rivista dell'autoproclamato Stato islamico, dovrebbe nelle intenzioni dei suoi compilatori rendere difficile il riposo notturno agli infedeli d'Occidente. Le sue pagine virtuali, che mostrano tra l'altro un lavoro grafico di buona qualità lontano dagli spartani bollettini ciclostilati del terrorismo nostrano d'antan , grondano minacce e promesse truculente, sempre regolarmente confermate da precise citazioni coraniche. Argomento centrale del periodico di riferimento del (sempre autoproclamato) califfo Abu Bakr al-Baghdadi è il jihad , la guerra santa destinata a instaurare immancabilmente (Allah lo garantisce) il Califfato su tutte le terre che sono o sono state islamiche, ma anche oltre quando l'ora verrà.

Bersaglio preferito dei compilatori dell'ultimo numero di Dabiq , intitolato «La crociata fallita», è Roma, intesa non tanto come capitale d'Italia quanto come centro del cristianesimo. L'ossessione degli jihadisti per la conquista di Roma viene ampiamente esplicitata non solo dalla provocatoria copertina che mostra la bandiera nera dello Stato islamico sull'obelisco di piazza San Pietro, ma anche da una sorta di editoriale nel quale compaiono citazioni di Abu Mus'ab az-Zarqawi, sanguinario precursore della lotta per l'instaurazione del Califfato ucciso dagli americani in Iraq nel 2006, e dei suoi successori fino all'attuale al-Baghdadi.

«Combattiamo qui la nostra jihad fintanto che i nostri occhi sono puntati su al-Quds (Gerusalemme, nda) - scriveva Zarqawi -. Combattiamo qui con Roma come meta, fiduciosi che Allah vorrà fare di noi la chiave per realizzare le sue buone profezie e i decreti divini». «Noi non fermeremo la jihad - ribadiva il successore di Zarqawi, Abu Hamzah al-Muhajir - finché non saremo sotto gli olivi di Roma e non avremo distrutto la lurida casa che chiamano Casa Bianca».

Nello stesso articolo apparso su Dabiq , è poi lo stesso al-Baghdadi a illustrare con chiarezza la sua visione di guerra e di conquista. «Siamo oggi sulla soglia di una nuova era, un punto di svolta per la mappa della regione e anche del mondo stesso. Siamo testimoni della fine della menzogna chiamata civiltà occidentale, e dell'ascesa del gigante islamico» e cita lo stesso ex presidente americano George W. Bush che in un suo discorso ammonì contro la minaccia «dell'instaurazione di uno Stato islamico esteso dalla Spagna all'Indonesia».

Seguono minacce più dettagliate agli infedeli seguaci della Chiesaromana («Conquisteremo la vostra Roma, spezzeremo le vostre croci e faremo schiave le vostre donne, con il permesso di Allah») e riferimenti che confermano la lungimiranza dell'odiatissima (da loro, ma non solo da loro) Oriana Fallaci: «Se non ci riusciremo stavolta, allora lo faranno i nostri figli e i nostri nipoti, e venderanno i vostri figli al mercato degli schiavi». Dabiq ci ricorda che dovremo «pagare un grande prezzo» per aver fatto guerra all'islam, e che questo prezzo sarà pagato «con il collasso delle vostre economie, quando i vostri figli saranno mandati a farci guerra e torneranno, mutilati, morti o impazziti. Quando avrete paura di viaggiare ovunque e perfino di camminare per le vostre strade.

E quando la vostra crociata avrà fallito, allora verremo ad attaccarvi nei vostri paesi».

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