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Isis, il jihadista di 81 anni che mette paura alla Cina

La Cina teme che il pensiero jihadista possa alimentare disordini e violenze nello Xinjiang

Isis, il jihadista di 81 anni che mette paura alla Cina

Nel tentativo di alzare il morale delle truppe a difesa di Fallujah, lo Stato islamico ha riesumato il suo combattente più anziano, un 81 enne terrorista cinese. Le nuove foto sono state diramate poche ore fa dal gruppo mediatico del califfato. Muhammed Amin è membro della minoranza musulmana uigura nello Xinjiang, un territorio autonomo nel nord-ovest della Cina una volta conosciuta come Turkestan. L’uomo, che racconta di aver lasciato il suo paese dopo la morte del figlio jihadista in Siria, incita i terroristi e li rassicura sulla vittoria: è chiaramente un tentativo per alzare il morale delle truppe.

La storia di Amin è particolare. Lo scorso anno, nel suo primo video di propaganda diffuso sulla rete, il terrorista raccontò di aver subito per 60 anni l’oppressione cinese nel Turkestan.

“'Ho compiuto la mia Egira (cammino religioso) accompagnato dai miei quattro nipoti, mia figlia e mia moglie. Ho raggiunto lo Stato islamico e ho compiuto l’addestramento nonostante la mia età. Dopo aver ricevuto un’arma, ho chiesto il permesse di andare a combattere, ma non mi hanno concesso tale onore”.

All’epoca del video, presumibilmente realizzato in Siria, l’uomo era stato immortalato mentre visitava alcune postazioni jihadiste, elargendo consigli ai più giovani.

Il governo cinese, lo scorso anno, in una dichiarazione ufficiale lanciò l’allarme terrorismo localizzato nello Xinjiang. Secondo Pechino, centinaia di musulmani residenti nel nord-ovest della Cina avrebbero lasciato il paese per addestrarsi in Siria ed Iraq. Molti membri della minoranza uigura, tradizionalmente legati ad una forma moderata dell'Islam, hanno iniziato ad adottare pratiche più severe, le stesse osservate in Arabia Saudita o in Afghanistan, come il velo integrale per le donne. Il governo cinese, in risposta, ha emanato delle restrizioni sull’abbigliamento islamico, vietando l’uso dei veli in pubblico.

La Cina teme che il pensiero jihadista del califfato possa alimentare disordini e violenze nello Xinjiang dove la spinta indipendentista è fortemente osteggiata dal governo.

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