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Isole Chagos, l'arcipelago che Londra dovrà restituire a Mauritius

Con una decisione non vincolante, la Corte internazionale di giustizia ha esortato la Gran Bretagna a restituire l'arcipelago delle Isole Chagos a Mauritius, da cui furono scorporate negli anni '60 allo scopo di costruirvi una base militare dell'esercito statunitense

Isole Chagos, l'arcipelago che Londra dovrà restituire a Mauritius

Già in difficoltà sul fronte interno in merito alla questione Brexit, il Regno Unito è ora minacciato anche in politica estera: sotto attacco, le vestigia di quello che fu il glorioso impero coloniale britannico. Con una decisione non vincolante ma destinata a diventare un pesante precedente in materia, la Corte internazionale di giustizia ha infatti formalmente invitato il Regno Unito a rinunciare alla propria sovranità sulle Isole Chagos, arcipelago sito a metà strada tra l'Africa e l'Indonesia e amministrativamente noto col nome di Territorio britannico dell'Oceano indiano. Secondo la Corte, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, Londra avrebbe agito illegalmente durante il processo di decolonizzazione dell'ex possedimento di Mauritius, scorporandone l'arcipelago delle Chagos nel 1965, tre anni prima dell'effettiva indipendenza mauriziana. La motivazione dietro a questa secessione interna va ricercata nella concessione cinquantennale sulle isole - in seguito prorogata fino al 2036 - offerta agli Stati Uniti a partire dal 1966, al fine di impiantare una base militare permanente sull'atollo più grande delle Chagos: l'Isola Diego Garcia.

Con la costruzione della base e l'arrivo dei militari, migliaia di indigeni chagossiani furono quindi forzatamente trasferiti a Mauritius dalle autorità britanniche, e malgrado i numerosi tentativi fatti negli anni per ritornare in quella che era la loro terra il governo di Londra ha sempre respinto le richieste dei cosiddetti ilois, limitandosi a versare dei risarcimenti in denaro giudicati però sempre insufficienti da questi ultimi. In merito alla decisione del Tribunale internazionale si è espresso anche il Primo Ministro delle Mauritius Pravind Jugnauth, che ha dichiarato: "Questo è un momento storico per Mauritius ed il suo popolo, inclusi i chagossiani che sono stati deportati dalla loro terra e a cui è stato proibito di ritornarvi durante l'ultimo mezzo secolo. La nostra unità territoriale ora sarà completa, e quando ciò accadrà i chagossiani e i loro discendenti potranno finalmente tornare a casa". Durante il processo atto a stabilire le reali responsabilità del governo britannico di allora, Mauritius ha poi rivelato di essere stata costretta a rinunciare all'arcipelago delle Chagos per ottenere l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Quest'ultima afferma invece che siano state le Mauritius stesse a rinunciare volontariamente alle isole, ottenendo in cambio un indennizzo di quattro milioni di sterline.

Nel resoconto riassuntivo della sentenza, approvata con 13 voti favorevoli e solo uno contrario, il Presidente della Corte di giustizia internazionale Abdulqawi Yusuf ha tuttavia accolto le istanze dei mauriziani, esortando conseguentemente la Gran Bretagna a cedere nel breve periodo la sovranità delle Isole Chagos: "Il Tribunale ha rilevato come il processo di decolonizzazione di Mauritius non sia stato condotto in modo coerente con il diritto dei popoli all'autodeterminazione. Ne consegue che l'amministrazione britannica dell'arcipelago delle Chagos costituisca un atto illecito, comportando la responsabilità internazionale del suddetto Stato." - concludendo - "La Gran Bretagna è ora obbligata a porre fine all'amministrazione delle isole Chagos il più rapidamente possibile". Nel formulare la sentenza, la maggioranza dei giudici presenti ha fatto appello alla risoluzione 1514 delle Nazioni Unite, emessa nel 1960, che proibisce lo smembramento territoriale delle colonie prima del raggiungimento da parte di queste dell'indipendenza. Lo scorporo delle Isole Chagos dall'allora colonia di Mauritius del 1965 assume quindi le caratteristiche di un atto illecito, non essendo basato sulla libera espressione dei propri abitanti.

Critico nei confronti del verdetto è invece Alan Duncan, Ministro agli Affari europei e americani del governo May, che in Parlamento ha ribadito la forma puramente consultiva del giudizio espresso dalla Corte: "Naturalmente valuteremo con molta attenzione i dettagli della sentenza, ma si tratta comunque di una disputa bilaterale. Il parere consultivo chiesto dall'Assembra Generale delle Nazioni Unite alla Corte internazionale di giustizia è stato un abuso delle proprie prerogative che costituisce un pericoloso precedente per future dispute internazionali. Le strutture militari situate nel Territorio britannico dell'Oceano indiano contribuiscono a mantenere al sicuro la gente nel mondo e in Gran Bretagna, per questo continueremo a cercare una soluzione congiunta alla disputa con Mauritius".

La base aeronavale di Diego Garcia è ad oggi una delle più importanti strutture militari statunitensi al mondo, da cui a partire dagli anni '90 partono i bombardieri a lungo raggio diretti in Iraq e in Afghanistan. Proprio in virtù di ciò, e probabilmente per non creare attriti con il governo americano, l'ambasciatore mauriziano presso le Nazioni Unite Jagdish D. Koonjul ha affermato che anche in caso di trasferimento della sovranità sulle Isole Chagos non sarà posto alcun ostacolo alle attività della base: "Mauritius ha reso molto chiaro che il paese non intende fare nulla per interrompere le attività americane su Diego Garcia.

Comprendiamo appieno le esigenze di sicurezza in quella regione".

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