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Approvata la legge che definisce Israele "Stato del popolo ebraico"

La norma definisce il paese "lo stato nazionale per il popolo ebraico", rende l'ebraico la lingua nazionale e afferma che "gli insediamenti ebraici (in Israele) sono nell'interesse nazionale"

Approvata la legge che definisce Israele "Stato del popolo ebraico"

Israele è ufficialmente lo "Stato del popolo ebraico". Lo dice la legge approvata oggi dalla Knesset. Due giorni fa la commissione congiunta del parlamento israeliano e del comitato per la Costituzione, la legge e la giustizia aveva approvato una modifica del testo, dopo l'accordo raggiunto domenica tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett. Ci sono state alcune modifiche rispetto al testo originario: il comma b dell’articolo 7 contenuto nella proposta di legge è stato sostituito da un altro che si limita a promuovere gli insediamenti ebraici invece di consentire l’esclusione degli arabi dagli insediamenti. "Lo stato - si legge nel testo - considera lo sviluppo degli insediamenti ebraici un valore nazionale e ne incoraggerà e promuoverà la creazione ed il consolidamento".

La legge dichiara Gerusalemme capitale d’Israele, riconosce diverse festività ebraiche e stabilisce il calendario ebraico come quello ufficiale del paese. Viene anche stabilito che quella ebraica è la lingua ufficiale del paese; l’arabo mantiene uno "status speciale" che permette il solo accesso ai servizi statali.

La norma appena approvata ha lo stesso rango di una legge costituzionale. Per il premier Netanyahu il sì del parlamento è un "momento decisivo" della storia dello stato di Israele. "Abbiamo incastonato in una legge il principio base della nostra esistenza. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, che rispetta i diritti individuali di tutti i suoi cittadini. Questo è il nostro stato. Lo stato ebraico. Negli ultimi anni qualcuno ha tentato di metterlo in dubbio, di minare al cuore il nostro essere. Oggi lo abbiamo reso legge: questa è la nostra nazione, lingua, bandiera".

Non sono mancate le polemiche politiche. Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, alcuni giorni fa in una lettera inviata alla commissione congiunta aveva detto che il testo avrebbe potuto danneggiare sia Israele che il popolo ebraico. E l'ambasciatore dell'Ue in Israele, Emanuele Giaufret, è stato convocato dal ministero degli esteri di Tel Aviv, dove è stato accusato di aver usato un linguaggio dispregiativo. Aveva detto che la norma "puzzava di razzismo" e avrebbe potuto danneggiare la reputazione internazionale di Israele.

Durissime le critiche degli arabi israeliani (il 17,5% della popolazione), dai politici di opposizione ai gruppi che si battono per il rispetto dei diritti civili. Per loro la legge "sottomette il carattere democratico dello stato ebraico al suo carattere ebraico, a spese delle minoranze". "Il provvedimento apre la strada a pratiche che porteranno verso discriminazioni razziali in tutte le sfere di attività nei confronti delle minoranze", ha denunciato l'Associazione per i diritti civili in Israele. Ahmad Tibi, legislatore arabo-israeliano, l'ha definita "la fine del principio di democrazia in Israele".

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