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Prova di forza di Erdogan a Istanbul. Folla oceanica contro il golpe

Centinaia di migliaia in piazza. C'è anche l'opposizione, ma non i filo-curdi

Prova di forza di Erdogan a Istanbul. Folla oceanica contro il golpe

Potrebbero essere fino a un milione i partecipanti alla manifestazioni "per la democrazia e i martiri" convocata oggi a Istanbul dall'Akp, il partito di Erdogan, e a cui hanno accettato di aderire anche repubblicani (Chp) e ultra-nazionalisti (Mhp).

Una prova di forza e di "unità nazionale" che ha tuttavia lasciato fuori il filo-curdo Hdp, che pure come tutte le formazioni parlamentari aveva fin da subito condannato il tentativo di sovvertire l'assetto del Paese da parte dei militari usciti dalle caserme lo scorso 15 luglio.

"Li avessi invitati non avrei saputo spiegarlo ai veterani e ai martiri", ha dichiarato il presidente Erdogan, che accusa gli uomini di Selahattin Demirtas di essere il braccio politico del Pkk, i militanti nazionalisti curdi che in Turchia (come nell'Unione Europea) sono considerati formazione terroristica e che da un anno hanno ripreso le ostilità nel Sud-est del Paese.

"Tek millet, tek yuret". Una sola nazione e un solo cuore. È questo l'hashtag che accompagna sui social network le manifestazioni di oggi, che non riguardano soltanto Istanbul, ma tutte le città maggiori della Turchia, con raduni da Izmir ad Ankara, "in tutte le 81 province" secondo la stampa locale.

Nel vasto spazio dedicato alla manifestazione sono state ammesse soltanto le bandiere nazionali. "Solo rosso e bianco. Il cuore della Turchia è qui", titola il suo racconto della giornata il quotidiano di sinistra Cumhuriyet. Soltanto oggi sono state distribuite 2,5 milioni di bandiere.

Mentre i leader dell'opposizione, Erdogan e il primo ministro Yildirim arrivavano a Yenikapi, i nomi delle oltre 270 persone morte la notte del 15 luglio sono stati letti a voce alta. Dopo una preghiera "per i martiri", ha preso la parola Mehmet Gormez, il leader del Diyanet (Presidenza degli affari religiosi).

Prima Bahceli, leader dei nazionalisti, poi Kilicdaroglu, numero uno dell'opposizione repubblicana, hanno preso posto sul podio allestito sul palco, per rivolgersi alla folla.

"Un nuovo viaggio inizia da qui", ha detto il primo, accusando i golpisti di avere cercato di invadere nuovamente la Turchia. "Facciamo vedere la forza della Turchia agli Stati Uniti che stanno trovando ogni sorta di scuse per non estradare il terrorista Gulen", ha aggiunto, sostenendo anche che "quanto accaduto il 15 Luglio è stato un altro tentativo di invasione dalle pedine dell'imperialismo, un atto che ha tentato di minare l'unità della Turchia".

Il repubblicano Kilicdaroglu ha chiesto che la politica "stia fuori dalle moschee, dai tribunali e dalle caserme". "Il tentato colpo di stato ha dato alla Turchia la possibilità di unirsi come nazione e tutti e quattro i partiti presenti in parlamento hanno dimostrato di essere uniti nel nome della democrazia e di una Turchia forte", ha aggiunto, ricordando così l'assenza del Hdp a Istanbul oggi.

Dopo di lui ha preso la parola Hulusi Akar, capo di Stato maggiore dell'esercito, in un discorso già storico per la presenza della più alta carica delle forze armate. "I traditori autori del golpe fallito saranno punito nel modo più duro possibile", ha detto.

A seguirlo il primo ministro Binali Yildirim, il presidente della Camera e infine il presidente Erdogan, che ha ribadito che dirà di sì alla pena di morte se il popolo lo vorrà e il parlamento sarà d'accordo.

"Gulen tornerà e pagherà", ha poi aggiunto.

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