Parigi brucia

#JeSuisEnTerrasse, l'hashtag dei parigini che vogliono tornare a vivere

Su tweetter giovani e meno giovani di Parigi hanno lanciato l'hashtag #JeSuisEnTerrasse accompagnato da foto fatte nei bar e locali, per dimostrare la voglia di tornare a vivere e non soccombere alla paura

#JeSuisEnTerrasse, l'hashtag dei parigini che vogliono tornare a vivere

Guerra e terrorismo, assedio e infiltrazioni: la terminologia marziale, in queste ore che stanno seguendo le stragi di Parigi, è totalizzante. Le analisi e le supposizioni su come sconfiggere il terrorismo, sulle responsabilità degli attacchi e sulla convenienza o meno dei bombardamenti sono al centro dell'interesse mediatico e dell'opinione pubblica.

Provando però ad allontanarsi dall'impeto della reazione e guardando il fanatismo in filigrana, ecco che l'assedio all'umanità si rivela nell'atroce semplicità di un male assoluto, metafora dell'orrore in quanto tale. E' immediato ricordare ''La peste'' di Camus, il morbo come assedio alla libertà umana, ai suoi individualismi e pure alla sua pluralità. E forse, proprio dalle pagine dell'opera del filosofo emerge quella che ora è una delle risposte della società francese a quanto avvenuto la notte del 13 novembre: ''...dal momento in cui una speranza diventò possibile per la popolazione, il regno effettivo della peste era finito''. Così scriveva il premio Nobel a metà '900; oggi invece, nell'epoca della socialità 2.0, ma dell'orrore con esplosivo e piombo, la speranza è un gesto tangibile, anche se espresso con un tweet. E così infatti stanno reagendo i francesi, nonostante lo stato di emergenza, sfregiando terrore e terrorismo con un' ostinata perseveranza di vivere.

Sui social infatti campeggia uno slogan #JeSuisEnTerrasse, ''io sono in terrazza'' e accanto la foto che ritrae ragazzi e non nei bar della capitale. Nessuna irriverenza, ma un invito a riappropriarsi della vita, con la socialità che si riappropria di quei luoghi che i fanatici hanno voluto colpire. Quei bar simboli dell'incontro, del dialogo, del divertimento e della libertà: di quel vivere che chi venera la morte non accetta. E quindi, ecco che in questo novembre 2015, la gioventù violentata dagli eretici della follia risponde con la forza della coesione, dalla rete e dai locali. L'hanno fatto i cittadini e pure i gestori dei ristoranti con l'hashtag #TousAuBistrot.

''Tutti al Bistrot'', perchè la cecità degli adulatori del male si combatte col silenzio del cordoglio per chi non c'è più e con una vita senza resa alla paura per chi invece è presente.

Commenti