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Jihadista kosovaro ucciso dall'esercito di Assad

L'esercito di Assad ha ucciso il jihadista Rron Emini durante uno scontro a fuoco con i qaedisti dell'ex Jabhat al-Nusra

Jihadista kosovaro ucciso dall'esercito di Assad

Ucciso in Siria il jihadista kosovaro Rron Emini, 23 anni, originario di Pristina e meglio noto in Siria come Muhammad al-Albani. Il soggetto in questione faceva parte dell’ex Jabhat al-Nusra, poi confluita in Hayat Tahrir al-Sham e sarebbe stato ucciso durante uno scontro a fuoco con l’esercito regolare siriano.

Secondo informazioni, Emini precedentemente avrebbe fatto parte dell’Isis, almeno dal 2016 e sarebbe confluito nelle formazioni qaediste soltanto in un secondo momento, anche se le dinamiche sul percorso di militanza sono ancora in fase di chiarimento.

Nel settembre del 2016 Emini sarebbe partito dal Kosovo assieme ad altri quattro jihadisti identificati come Amir Vuniqi, Egzon Iseni e Irfan Haqif, quest’ultimo fratello di Ridvan Haqifi “Abu Muqatil”, uno dei leader kosovari dell’Isis ucciso in Siria nel febbraio del 2017.

Diversi i post in commemorazione di Emini apparsi su Facebook tra cui uno pubblicato nella notte tra martedì e mercoledì sulla pagina Gazeta Intermedia che ne tesse le lodi: "Il nostro fratello Rron Emini, da Pristina, conosciuto nella terra dello Sham come Muhammad Albani, ha avuto l’onore di diventare martire (shahid) in questo santo mese di Ramadan, in difesa dei musulmani. Benedica Allah. Non pensiate che coloro che vengono uccisi sulla via di Allah siano morti. No, sono vivi con il loro Signore (al-Imran:169). Imploriamo Allah di accettarlo tra i martiri".

Sono più di 300 i cittadini kosovari partiti per unirsi ai jihadisti in Siria e Iraq, al punto che il Kosovo è oggi il paese che in Europa ha fornito il maggior numero di foreign fighters in rapporto alla popolazione.

Almeno 70 di questi jihadisti risultano deceduti mentre lo scorso mese il governo di Pristina aveva permesso a 110 kosovari presenti in Siria di rientrare in patria; il gruppo era composto da 32 donne, 74 minori e 4 combattenti (questi ultimi poi arrestati dalla polizia kosovara).

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