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Venezuela appello dell'Onu: "Già cinque morti. Cessate il fuoco"

“Almeno 5 persone sono rimaste uccise negli ultimi scontri a Caracas lo scorso 30aprile e 1 maggio”, come riporta il portavoce delle Nazioni Unite, Ravina Shamdasani

Venezuela appello dell'Onu: "Già cinque morti. Cessate il fuoco"

La guerra civile in Venezuela tra fazioni politiche rivali non si ferma e si continua a fare inesorabilmente la conta dei morti.

Sono infatti almeno cinque le persone colpite da armi da fuoco nei recenti scontri dello scorso 30 aprile e 1 maggio nella capitale del paese, Caracas. A riportare quest’infausto bollettino di guerra è stata la portavoce delle Nazioni Unite a Ginevra, Ravina Shamdasani, che ha dichiarato che tre dei manifestanti, che hanno perso la vita durante le proteste, erano minorenni.

"Stiamo seguendo con grande preoccupazione la situazione in Venezuela", ha comunicato la portavoce dell'ufficio dell’Onu per i diritti umani. I funzionari venezuelani dovrebbero assicurare che “le operazioni siano condotte dalle forze di sicurezza” invece che da gruppi armati incontrollati noti come “collettivi”, ha affermato Ravina Shamdasani.

Salgono così a 49 i morti, e a 239 le persone rimaste ferite, dal inizio dell’anno ad oggi in Venezuela a seguito delle rivolte cittadine contro lo stato d’oppressione e dittatoriale imposto dal presidente in carica Nicolas Maduro, che continua a minimizzare le precarie (e in molti casi veramente gravi) condizioni di vita nelle quali si trova oggi l’intera popolazione del paese sudamericano.

Una guerra intestina che sta logorando un paese già in assoluta difficoltà e che l’ha portato a essere sempre più isolato a livello internazionale. E pensare che il Venezuela potrebbe essere uno dei paesi più ricchi al mondo, e in parte lo è già, anche se non in termini economici.

Infatti, il Venezuela è il paese con la più grande riserva di petrolio al mondo, ma sfruttata solo in minima parte per via della “extra-pesantezza” dell’oro nero venezuelano rispetto al greggio convenzionale, ad esempio quello della penisola arabica. I sostenuti costi di estrazione, lavorazione e produzione del greggio di Caracas non vengono certamente aiutati dall’embargo statunitense imposto al paese su questo prezioso asset strategico. Tutto ciò ha comportato una drastica caduta e infine un arresto delle esportazioni del greggio venezuelano e della sua relativa vendita sul mercato internazionale.

Ad acuire i già tesi rapporti con il governo di Caracas sono le prove di forza che il leader dell’opposizione, e presidente ad interim del paese, Juan Guaidό lancia continuamente tutti i giorni dal suo account twitter e nelle sue apparizioni in pubblico a tutti i suoi sostenitori, convinti antagonisti di Nicolas Maduro.

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