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L'altra verità su piazza Maidan: cecchini ucraini arruolati per portare il paese alla guerra civile

Alcuni uomini vicini al movimento di piazza Maidan avrebbero fornito armi ai cecchini affinché cominciassero a sparare sulla polizia e sui manifestanti per far crescere la tensione in Ucraina

L'altra verità su piazza Maidan: cecchini ucraini arruolati per portare il paese alla guerra civile

Il mito dell’Euromaidan comincia a scricchiolare. Avevamo già avuto modo di parlare di un cecchino, vicino all’attuale governo, pizzicato con un fucile nel baule della macchina. L’ennesima picconata al mito di piazza Maidan viene dall’Inghilterra. Dalla Bbc.

È la mattina del 20 febbraio di un anno fa. In piazza i manifestanti e la polizia. Al termine della giornata ci saranno 50 morti. La colpa di quella carneficina viene data al governo Yanukovich, un oligarca certamente corrotto e ormai sulla via del declino. Tuttavia, come scrive la Bbc, a un anno di distanza, "alcuni testimoni stanno iniziando a dipingere una quadro differente".

Il giornalista inglese Gabriel Gatehouse ha incontrato un uomo, un cecchino, chiamato per convenzione Sergei, che così racconta quei momenti: "Io sparavo giù ai piedi dei manifestanti. Certo, avrei potuto colpirli al braccio o da qualche altra parte. Ma non ho sparato per uccidere".

Come scrive la Bbc, Sergei era un simpatizzante di piazza Maidan. Il 19 febbraio ha incontrato un uomo che gli ha offerto due armi: un fucile da caccia calibro 12 e un Saiga. Sergei sceglie l'arma automatica e si posiziona nell’edificio che aveva ospitato le poste di Kiev, molto vicino al Conservatorio. Come scrive la Bbc, "entrambi gli edifici sono in mano ai manifestanti". Spara sulla polizia, facendola indietreggiare.

Da qui, la mattina del 20 febbraio, ovvero la mattina della strage, Sergei viene accompagnato al Conservatorio e ricomincia a sparare sulla polizia. Il suo racconto – precisa la Bbc – viene confermato da altri testimoni.

Mappa Maidan

Quella mattina, Andriy Shevchenko, uno dei principali leader del Maidan, viene raggiunto telefonicamente dalla polizia: "Qualcuno sta sparando ai miei ragazzi. Stanno sparando dal Conservatorio".

Shevchenko chiama Andriy Parubiy, il Comandante del Maidan, colui che si occupa della della sicurezza dei manifestanti. Parubiy invia degli uomini per capire da dove provengano i colpi. Nel frattempo, il conto dei feriti. Una prima persona viene colpita, poi una seconda. Un uomo viene ucciso. Poi un altro. Ci sono dei cecchini. Chi sono? Da dove vengono? Sono forse russi? Panico.

Parubiy, che ora siede nel parlamento ucraino, racconta che i suoi uomini non hanno trovato nessun cecchino all’interno del conservatorio. Ma un fotografo, testimone di quegli eventi, racconta un’altra storia. Forse, la verità.

Sono le 8.00 di quel tragico 20 febbraio 2014. Il fotografo entra nel Conservatorio. La posizione è ottima per catturare l'immagine di ciò che sta succedendo in piazza. Ma la sua attenzione viene catturata da degli uomini che si trovano dentro al palazzo. Sono armati. Le foto - anche se non sono state scattate mentre i cecchini stavano sparando - li ritraggono mentre prendono attentamente la mira.

A chi dare retta? Al fotografo o al neo deputato ucraino? Fortunatamente, ci viene incontro la fonte della Bbc, il già citato Sergei. La mattina del 20 febbraio "stavo per ricaricare, sono corsi da me e qualcuno ha messo il proprio piede su di me: Vogliono parlarti. È tutto ok, ma smettila di fare quello che stai facendo". Sergei pensa al peggio. Viene portato fuori dal Conservatorio, poi viene scortato fuori Kiev in macchina. Si farà poi da solo la strada verso casa. Nel frattempo, tre poliziotti sono stati colpiti mortalmente. Come srive la Bbc, "l’uccisione di massa dei manifestanti è iniziata".

Le indagini condotte da Kiev hanno condannato 3 poliziotti, accusati di aver ucciso 39 persone. Si contano almeno altri 12 morti tra coloro che protestavano e 3 poliziotti. Tra le vittime, alcune certamente sono state uccise da dei cecchini, posizionati sui tetti più alti degli edifici che circondano la piazza. Erano davvero russi? O, forse, erano semplicemente degli ucraini che avevano come compito quello di far diventare una rivolta pacifica una vera e propria rivoluzione violenta?

È ancora Sergei, la fonte della Bbc, che ci dà una chiave di lettura che potrebbe farci fare un ulteriore piccolo passo verso la verità. Un passo nel passato, prima di diventare un cecchino. Un uomo, che dalle apparenze sembra un ufficiale militare in congedo, si avvicina a lui a fine gennaio 2014 (un mese prima del massacro di piazza Maidan). Lo prende sotto la propria protezione. C’è intesa tra i due, si capiscono. L’uomo lo convince a non partecipare alla rivolta di piazza Maidan: "Il tuo tempo verrà". C’è un piano, di cui si parla solamente privatamente. L’uomo prepara Sergei: dovrà sparare sulla folla. Il giornalista della Bbc si chiede se Sergei sia stato in qualche modo manipolato. Ma il giornalismo non si fa con i veri o presunti complotti. Si fa con i fatti. E i fatti dicono che Sergei – "per difendere il proprio paese"– ha sparato sui manifestanti di piazza Maidan.

In quel tragico febbraio 2014 una protesta è diventata una vera e propria guerra. Che continua a mietere centinaia di vittime.

Da una parte e dall'altra.

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