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L'appello del premier libico: "Contro Daesh intervenga la Russia"

Il capo del governo di Tobruk lancia l'allarme sull'avanzata dell'Isis e chiede un intervento per fermare i jihadisti. Ma per l'Italia e la Nato l'intervento militare non è all'ordine del giorno se prima non si trova una soluzione politica

L'appello del premier libico: "Contro Daesh intervenga la Russia"

“Vogliamo che la Russia intervenga contro l’Isis in Libia, e a questo scopo il governo libico è pronto a coordinare tutti i passaggi utili ai massimi livelli”. Queste le parole di Abdullah al Thani, il capo del governo di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, che oggi ha richiesto senza mezzi termini in un’intervista al network di informazione russo Sputnik, l’aiuto dell’esercito russo per contrastare la minaccia dello Stato Islamico in Libia.

Una minaccia che, evidentemente è sempre più pressante. Secondo il premier libico infatti, nel Paese si prevede un aumento dell’afflusso di jihadisti in fuga dalla Siria, a seguito della campagna di bombardamenti lanciata da Mosca, in collaborazione con l’esercito di Assad. Il primo ministro ha inoltre menzionato una serie di leader di Daesh, che sono giunti in Libia da Algeria, Siria e Afghanistan negli ultimi mesi. Anche da un rapporto dell’Onu pubblicato nei giorni scorsi, inoltre, è emerso che i jihadisti di Daesh si starebbero dirigendo dalla città di Sirte verso l’est della Libia, ed in particolare nelle zone dove sono presenti pozzi petroliferi. Ma le Nazioni Unite rassicurano affermando che Daesh, nonostante i ripetuti attacchi ai campi petroliferi del Paese, non ha la capacità di conquistare né di prendere il controllo di queste istallazioni. Almeno per ora.

Il premier libico ha inoltre affermato che il governo di Tobruk accetterà l’aiuto di qualsiasi Paese che vorrà contribuire a ripristinare la stabilità in Libia. Ma la NATO e le Nazioni Unite continuano a restare pressoché immobili dinanzi all’avanzata jihadista sul territorio, denunciata oggi nuovamente da al-Thani. Un intervento militare occidentale nel Paese, infatti, non è ancora considerato come una priorità. Prioritario infatti, rimane per la Nato, ed anche per l’Italia, il raggiungimento di una soluzione politica fra le fazioni in lotta, al raggiungimento della quale le Nazioni Unite, tramite l’Inviato speciale Onu, stanno lavorando da tempo. Solo in questo caso, ha detto oggi il segretario generale della NATO, Stoltemberg, potrà partire un’operazione “di costruzione di capacità di difesa”.

Che "allo stato attuale un intervento militare in Libia non è all'ordine del giorno", lo ha detto ieri anche Renzi, annunciando che, al contrario, l’Italia è pronta a restare in prima linea per la costruzione di un dialogo politico interno alla nazione, ospitando nel mese di dicembre un tavolo negoziale che ricalchi quello che si è svolto a Vienna sulla Siria. Il progetto anticipato dal premier è stato confermato oggi dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che, riferendo al Senato sulla crisi in Medio Oriente, ha annunciato che una conferenza ministeriale sulla Libia si terrà a Roma il prossimo 13 dicembre.

Una riunione questa che, secondo il capo della Farnesina potrebbe “dare a tutto il percorso libico una spinta decisiva" verso un’intesa tra le parti in conflitto sul terreno, presupposto per un’eventuale azione militare e per la stabilizzazione futura del Paese.

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