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L'arcivescovo argentino loda la Cina, critiche dai tradizionalisti

La Cina come modello di dottrina sociale cattolica. La presa di posizione dell'arcivescovo Sorondo sta facendo discutere. Ecco cosa ha detto il presule

L'arcivescovo argentino loda la Cina, critiche dai tradizionalisti

L'arcivescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo ha elogiato la Cina e il suo modello economico. Il presule, che è il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e di quella per le Scienze, ha definito "straordinario" il sistema sociale cinese. "In questo momento - ha detto l'esponente di spicco del Vaticano - quelli che realizzano meglio la dottrina sociale della Chiesa sono i cinesi" dato che "cercano il bene comune, subordinano le cose al bene generale". E ancora: "Ho trovato una Cina straordinaria: tutto fa perno intorno al lavoro, lavoro, lavoro. Non c’è altro, sullo sfondo risuonano le parole di San Paolo: chi non lavora, neppure mangi. Non ci sono baraccopoli, non c’è droga, non ci sono giovani tossicodipendenti. C’è una coscienza nazionale positiva, vogliono dimostrare che sono cambiati, accettano già la proprietà privata", ha sottolineato ancora Sorondo che, reduce da un viaggio nella nazione asiatica, ha in qualche moto evidenziato come la Cina, dal punto di vista economico, rappresenti le istanze della Chiesa meglio degli Stati Uniti. Almeno secondo la sua visione. Questa presa di posizione, come prevedibile, ha suscitato le critiche dell'universo cattolico-tradizionalista.

"Mons. Sorondo è un fiume in piena - ha scritto l'agenzia Corrispondenza Romana - e non si ferma davanti a nulla, nemmeno all’evidenza, di cui parlano missionari e le stesse agenzie cattoliche: eppure, secondo lui vi sarebbero molti punti di accordo tra la Santa Sede e Pechino". La polemica, insomma, è legata a quanto emerso in questi giorni rispetto alla questone dei vescovi cinesi. Vaticano e governo cinese, infatti, sarebbero vicini ad uno storico accordo: Papa Francesco avrebbe deciso di considerare legittimi sette vescovi nominati dal governo cinese. Il cardinale Zen, che è l'arcivescovo di Hong Kong, ha dichiarato più volte che tale scelta consisterebbe in una "svendita" del cattolicesimo e della Chiesa alle autorità governative. Il Vaticano, tramite il direttore della sala stampa, aveva smentito la notizia secondo cui esisterebbe una frattura tra Bergoglio e i suoi collaboratori cinesi: "Il Santo Padre viene da loro informato (riferendosi ai collaboratori cinesi del Papa n.d.r.) in materia fedele e particolareggiata sulla situazione della Chiesa Cattolica in Cina e sui passi del dialogo in corso tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, che Egli accompagna con speciale sollecitudine", ha detto Greg Burke. Il cardinale Parolin, ancora, ha ribadito, attraverso un'intervista a La Stampa , l'intenzione della Santa Sede di proseguire nel dialogo con la Cina. Le parole di Sorondo, insomma, andrebbero inserite all'interno di questa sequenza di fatti e dichiarazioni riguardanti i rapporti tra la Città del Vaticano e Pechino.

"Il mondo è dinamico e si evolve. Non si può pensare che la Cina di oggi sia la stessa dei tempi di Giovanni Paolo II o della Russia della Guerra fredda", ha continuato l'arcivescovo Sorondo, che ha anche citato il professor Zamagni, economista ed ex preside della Facoltà di economia e commercio dell’Alma Mater. Pare che il professore in questione non abbia voluto commentare le frasi dell'arcivescovo. Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, ha invece sottolineato come "secondo gli studiosi, almeno un terzo della popolazione cinese non gode alcun frutto dello sviluppo economico della Cina: sono gli agricoltori e i migranti a cui non è garantita la proprietà della terra; ai quali non è dato alcun diritto sociale e talvolta nemmeno la paga".

L'elogio spassionato di Sorondo al modello cinese, insomma, non corrisponderebbe alla realtà dei fatti.

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