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Libia, Haftar a Macron: "Non ci sono condizioni per il cessate il fuoco"

Il generale Haftar all'Eliseo ribadisce a Macron l'intenzione di proseguire nei combattimenti per la presa di Tripoli: almeno per il momento, niente tregua e niente cessate il fuoco

Libia, Haftar a Macron: "Non ci sono condizioni per il cessate il fuoco"

Fumata nera, come prevedibile, dall’Eliseo: nessun accordo di cessate il fuoco, nessuna velleità di cedere il passo, niente che possa far pensare ad imminenti svolte politiche. L’incontro tra Haftar e Macron a Parigi non sembra andato bene, così come del resto quello che la settimana scorsa il generale tiene a Roma con il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Il primo elemento che salta fuori riguarda un Haftar poco propenso ad una tregua: “Non ci sono le condizioni”, dichiara lo stesso leader del Libyan National Army, a riferirlo è una nota della stessa presidenza francese.

Il generale a Macron fa sapere di non vedere sul campo delle novità tali da giustificare una temporanea deposizione delle armi dei suoi uomini, i quali dallo scorso 4 aprile sono impegnati nella battaglia per la presa di Tripoli.

Un esito, quello dell’incontro tra il generale uomo forte della Cirenaica ed il capo dell’Eliseo, in linea con quanto prospettato alla vigilia: niente tregua e combattimenti che lungo quel maledetto fronte a 25 km a sud di Tripoli destinati a proseguire.

C’è però una precisazione, sempre riportata dalla presidenza francese, grazie alla quale Khalifa Haftar appare voler lasciare spazio ad una tenue seppur non immediata apertura: “Una ripresa del dialogo è necessaria per uscire dalla crisi”, afferma il generale ad Emmanuel Macron. Quest’ultimo ribadisce la sua proposta per un cessate il fuoco, ossia la creazione di una linea del fronte da porre sotto la sorveglianza e la responsabilità internazionale.

Così come si legge su AgenziaNova, Macron avrebbe anche ricordato ad Haftar i propri impegni presi nei mesi precedenti: dalla transizione con la creazione di un solo governo, all’unificazione delle istituzioni libiche, per finire poi con lo svolgimento regolare delle elezioni. Impegni questi sottoscritti sia dal generale che dal premier Fayez Al Sarraj: Macron, in particolare, avrebbe fatto presente quanto stabilito in alcuni vertici dei mesi scorsi in cui ad essere presente è anche Haftar, con riferimento al summit di Parigi, di Palermo ed all’incontro di febbraio ad Abu Dhabi.

Dunque la Francia ufficialmente preme per un cessate il fuoco, ribadisce l’impegno per una sorveglianza internazionale in caso di tregua e per la ripresa del dialogo partendo da quanto stabilito negli ultimi vertici. Ma l’Eliseo al momento non può che prendere atto, così come del resto il governo italiano, dell’impossibilità di giungere ad un momentaneo stop delle ostilità.

L’Europa non riesce ad incidere all’interno dello scacchiere libico, principalmente perché non riesce a far desistere i principali sponsor dei due principali contendenti dal continuare ad appoggiare ed a vendere armi ai gruppi rivali. Qatar e Turchia da un lato, quello di Al Sarraj, Emirati ed Arabia Saudita dall’altro, quello a sostegno di Haftar, non sembrano voler riportare a più miti consigli le due controparti. Ed un cessate il fuoco, a meno di clamorose novità, appare lontano.

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