Mondo

L'India spara contro i marò: "Non ci furono provocazioni"

La Nia continua a opporsi all'istanza italiana. Una mossa a effetto che torna a mettere sotto scacco il governo Renzi

L'India spara contro i marò: "Non ci furono provocazioni"

I marò italiani ancora sotto attacco. Nel braccio di ferro con Roma, il governo indiano torna a sparare contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusandoli di aver fatto fuoco contro il peschereccio indiano Saint Anthony "senza aver subito alcuna provocazione, senza aver lanciato prima alcun segnale di avvertimento e quando ormai l’imbarcazione era a 125 metri di distanza e dunque non poteva certo esser confusa con una lancia di pirati".

La Nia, l’agenzia nazionale per la sicurezza indiana, ha riproposto la tesi accusatoria al quotidiano indiano The Economic Times. Una mossa a effetto che torna a mettere sotto scacco il governo Renzi. "I due militari italiani hanno commesso un omicidio vero e proprio - è l'accusa - spararono al peschereccio senza alcuna alcuna provocazione e senza alcuna indicazione che potesse fare pensare a una nave pirata". E ancora: "Non furono lanciati colpiti di avvertimento né mini-razzi per mettere in guardia i pescatori. E furono sparati venti colpi da armi automatiche". È questa l’impalcatura accusatoria delineata nel rapporto della Nia, rapporto non ancora depositato perché l’Italia ne contesta la giurisdizione. Secondo il quotidiano indiano The Economic Times, il rapporto conterrebbe anche riferimenti alle presunte violazioni di Latorre e Girone alla linee-guida comportamentali delineate dalla Organizzazione internazionale marittima in materia di lotta alla pirateria, linee-guida che indicano come si riconosce un’imbarcazione di pirati. "Il peschereccio non aveva quelle caratteristiche", denuncia la fonte secondo cui i due marò erano alla loro prima missione a bordo della MV Enrica Lexie, "apparentemente non ben addestrati". E quando sono stati interrogati, poiché "erano stati istruiti a non parlare, non ci hanno dato alcuna risposta".

La Nia continuerà a opporsi all'istanza italiana che contesta dinanzi alla Corte Suprema la giurisdizione dell’agenzia sostenendo che l’incidente accadde in acque internazionali.

Il premier Matteo Renzi è avvisato. Adesso dovrà muoversi di conseguenza

Commenti