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"La Libia? dovrebbero intervenire Italia e Francia"

Gli Usa non apriranno un terzo fronte, ma continueranno i raid mirati. Funzionari della Difesa: “Roma e Parigi sono state fondamentali per la campagna a guida Nato nel 2011 che ha portato alla caduta di Gheddafi”

"La Libia? dovrebbero intervenire Italia e Francia"

“Nonostante la crescente minaccia dello Stato islamico in Libia, l’amministrazione Obama non ha alcun piano militare. Non è intenzione della Casa Bianca aprire un terzo fronte nella Regione”.

E’ quanto hanno dichiarato alcuni funzionari della Difesa Usa al Daily Beast.

Ma per quale motivo gli Stati Uniti, che si erano detti pronti ad effettuare raid in Libia, ormai epicentro regionale per il gruppo terroristico, hanno deciso di accantonare i piani d’attacco, in particolare nella città di Sirte?

“La Libia non rientra negli attuali piani di questa amministrazione. Al contrario, gli Stati Uniti continueranno a lanciare raid occasionali contro figure di alto profilo, così come avvenuto lo scorso novembre per Abu Nabil al-Anbari, l’allora capo dello Stato islamico in Libia. Ad oggi, non c’è alcuna direttiva per una operazione militare in Libia”.

L’indecisione della Comunità internazionale che da un lato afferma all’unanimità “dobbiamo intervenire in Libia”, ma dall’altro non suggerisce azioni militari incisive (lasciando il grosso agli Usa), avrebbe ridimensionato lo slancio iniziare di Obama per l’apertura di un terzo fronte nella Regione.

Precisano dal Daily Beast.

“Secondo i funzionari della Difesa (e forse lo stesso Obama), la questione libica dovrebbe essere affrontata militarmente da Francia ed Italia. Sono questi due paesi che dovrebbero prendere l’iniziativa di uno sforzo militare. Roma e Parigi sono state fondamentali per la campagna a guida NATO nel 2011 che ha portato alla caduta di Gheddafi”.

Sirte, roccaforte ormai difesa da cinquemila terroristi, sta per evolversi in un centro operativo dello Stato islamico, una sorta di “hub” del terrorismo, così come Raqqa in Siria e Mosul in Iraq. Proprio a Sirte, secondo l’ultima relazione del Pentagono, starebbero affluendo terroristi provenienti da Egitto, Ciad, Nigeria e Tunisia. La città è sotto il totale controllo del califfato che si sta spingendo fino alle installazioni petrolifere di Ras Lanouf, nel tentativo di tagliare una potenziale fonte di reddito per qualsiasi governo libico unificato che dovesse insediarsi. Gruppi Isis sono segnalati in quasi tutto il paese, da Misurata a Derna.

La nuova linea della Casa Bianca è stata confermata dallo stesso Obama, martedì scorso, durante una conferenza stampa delle Nazioni del Sudest asiatico (quinto anniversario della primavera araba di Libia).

“Ogni sforzo militare creerebbe altre fratture politiche. Agiremo, ma soltanto in sostegno di un governo unitario in Libia. Stiamo lavorando con le Nazioni Unite per cercare di ottenere un governo unitario in Libia, ma continuano a sorgere problemi”.

Dalla morte di Gheddafi, nell’ottobre del 2011, la Libia è diventata terreno fertile per le organizzazioni terroristiche e si è trasformata in un punto di partenza per coloro che cercano di entrare in Europa passando dal Mediterraneo e l’Italia.

Fino a poche settimane fa, la Casa Bianca si era detta pronta ad una campagna aerea in Libia per tagliare le linee di approvvigionamento del califfato ed al dispiegamento di truppe scelte per riconquistare Sirte ed addestrare il nuovo esercito nazionale.

Tali piani sono stati accantonati.

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