Mondo

L'Iraq lancia l'offensiva militare: l'Isis è circondato

Lo Stato Islamico ha i mesi contati adesso che i fronti da difendere sono tre

L'Iraq lancia l'offensiva militare: l'Isis è circondato

Nel giorno in cui il giornale inglese Mail on Sunday pubblica il documento del marzo 2002 che svela con un anno di anticipo il piano di Tony Blair e George W. Bush per destabilizzare l’Iraq, il nuovo premier sciita Al Abadi è sempre più protagonista della partita contro Daesh al fianco dei suoi nuovi alleati. Dopo aver creato un centro di intelligence a Baghdad per coordinare la campagna militare di Iran, Siria e Russia, ora mobilita i suoi reggimenti equipaggiati da armi di fanteria leggera, aerei e di veicoli blindati forniti da Mosca che tramite Vladimir Kozhin, braccio destro del presidente Putin, ha già detto che la Russia avrebbe continuato la sua cooperazione tecnico-militare con consegne pari a diverse centinaia di milioni di dollari. Lo Stato Islamico ha i mesi contati adesso che i fronti da difendere sono tre. A nord, nelle postazioni intorno ad Hassaké e Erbil ci sono i curdi iracheni e siriani; ad Est, nelle roccaforti di Assad, operano i miliziani sciiti libanesi di Hezbollah e l’esercito regolare siriano, appoggiati dall’aviazione russa; e infine a Sud, da Baghdad, è iniziata l’offensiva delle truppe irachene con la copertura aerea degli Su-30.

L’esercito iracheno, sostenuto da volontari di guerra e dai miliziani iracheni di Hezbollah, ha lanciato un’operazione su tre fronti: a Hawijah, nella provincia di Kirkuk, questo è riuscito a riprendere il controllo delle zone di al Rashad (Sud Ovest) e Fatha (Ovest), nei pressi del campo petrolifero di Allas, uccidendo 30 terroristi tra cui uno dei comandanti dell’Isis. A Baiji invece, situata nella provincia irrequieta di Salahuddin, dove c’è la più grande raffineria di petrolio del Paese (secondo un comunicato del Comando delle operazioni congiunte di Baghdad, “il 90 per cento della raffineria di Baiji è sotto controllo”), è stata lanciata l’operazione battezzata “Lobayka ya Rassoul Allah” (Fedeli a te Messaggero di Dio) contro le postazioni militari. Le milizie sciite della Mobilitazione Popolare hanno annunciato che dopo la liberazione dell’ospedale del villaggio e la moschea di Alftah, il reggimento è sempre più vicino al centro della città. Infine ad Al Tamim a Sud di Ramadi, capitale della provincia occidentale di Anbar a pochi chilometri da Baghdad, le forze irachene guidate dal generale Qassim Al Mohammadi sono riuscite a liberare intere aree occupate. È interessante vedere come le tribù che vivono fuori da queste città controllate da Daesh abbiano tutte imbracciato le armi al fianco dell’esercito iracheno.

Per far fronte alla minaccia dello Stato Islamico, le parola d’ordine del presidente Al Abadi sono “riconciliazione” e “unità nazionale”. La decisione presa dal ministro per gli Sfollati e gli Immigrati iracheno, Jassim Mohammed, va in questa direzione. Ha infatti affermato in questi giotni lo stanziamento di 90 milioni di dinari (poco più di 70 mila euro) a favore delle 90 mila famiglie di sfollati, che saranno dati ai beneficiari attraverso un'apposita carta. Lo stanziamento andrà ad aiutare le famiglie più povere della regione del Kurdistan iracheno, regione semi-autonoma “ostile” al governo centrale di Baghdad. L’annuncio è stato dato nel corso dell’incontro con il nuovo governatore di Ninive, Nofal Hammadi al Sultan al Ahmadi.

Mohammed ha anche ribadito che il ministero è pronto a collaborare e coordinarsi con le autorità della provincia di Ninive per permettere alla famiglie sfollate di far ritorno nelle aree liberate della provincia anche per quanto riguarda le questioni amministrative e logistiche legate al rimpatrio.

Commenti