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L'Irlanda va al voto sulle nozze gay

Il matrimonio tra persone dello stesso sesso potrebbe finire nella costituzione. Un paradosso in un paese dove l'aborto è ancora illegale

L'Irlanda va al voto sulle nozze gay

Oggi in Irlanda si vota il referendum per l'introduzione delle nozze gay nella costituzione. Il paese delle Case Magdalene, i conventi che accoglievano giovani ragazze "peccatrici", oggi potrebbe cambiare il corso della propria storia.

L'Irlanda è (o forse era) il paese più cattolico e conservatore d'Europa. L'omosessualità non è reato solo dal 1993, mentre il divorzio è stato introdotto solo due anni dopo. L'aborto è invece ancora illegale nella maggior parte dei casi e solo le recenti vicende di giovani ragazze morte a causa di interruzioni di gravidanze eseguite da "mammane" di paese, l'Irlanda ha deciso di introdurre l'aborto se la madre rischia il decesso a causa della gravidanza stessa.

L'isola di smeraldo, come viene chiamata per il colore dei suoi prati, è un paese dove il 90% delle scuole elementari è ancora legato ad enti religiosi. Ma questa è una storia diversa, paradossale per certi versi. Sembra, infatti, che le nozze gay non siano percepite come un peccato da molti cittadini, anzi moltissimi. Perfino una parte della chiesa cattolica irlandese si sarebbe espressa per un "si".

Tra le fasce più giovani del paese ovviamente le percentuali a favore delle nozze gay sono molto alte e in tanti si stanno dando da fare per portare più gente possibile a votare a favore, promuovendo una campagna porta a porta. Anche il mondo della politica sembra favorevole: partiti di sinistra, centro e anche di destra si sono espressi a favore, compreso il primo ministro Enda Kenny, un tempo forte oppositore dei diritti dei gay.

Ma ci sono ovviamente anche i contrari, e tanti sono i comitati nati di recente per sensibilizzare la popolazione a tornare sui suoi passi, come ad esempio "Fathers and Mothers Matter" (i padri e le madri contano). L'associazione ci tiene a sottolineare che la propria campagna non ha nulla a che vedere con l'omofobia, come si legge sul sito dell'associazione: "Votare no al referendum, vuol dire rimettere al centro della costituzione il valore della famiglia, dove a contare sono un padre, una madre e dei figli. I gay hanno già il patto di unione civile. Che bisogno c'è di dargli il matrimonio?".

Se la legge passasse, a essere modificato sarebbe l'art. 41 della costituzione che reciterebbe: "Il matrimonio può essere contratto da due persone, senza distinzione di sesso". A non essere invece oggetto di revisione costituzionale è uno dei paragrafi della stessa sezione, a prova di uno dei tanti paradossi di questo paese che si prepara a celebrare nozze gay, il quale prevede che il luogo della donna sia la casa: "Lo Stato dovrebbe tentare di assicurare che le madri non siano obbligate dalla necessità economica a impegnarsi nel lavoro, trascurando i loro compiti a casa".

I "si" tardano ad arrivare dalle zone rurali e tra le fasce più anziane del paese; fuori dalle città l'attacemento alla chiesa è molto più forte, ma i comitati promotori sono sicuri di farcela anche lì e c'è chi già parla delle prossime battaglie sull'aborto, come la scrittrice Catherine Dunne, forte sostenitrice del referendum.

Ma sono anche altri i Vip scesi in campo per convincere i più duri: l'attore hollywoodiano Colin Farrel in questi giorni ha più volte dichiarato di essere favorevole alla modifica costituzionale.

Se prevalessero i "sì", l'Irlanda sarebbe il primo paese europeo ad avere introdotto le nozze gay tramite referendum, proprio come è già accaduto in alcuni stati degli USA.

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