Tunisi ferita

L'Isis festeggia: "Buone notizie per i musulmani di Tunisia"

In Tunisia vengono ammazzati i turisti e i tagliagole musulmani esultano. I miliziani: "Uno choc per miscredenti e ipocriti, specie coloro che affermano di essere acculturati"

L'Isis festeggia: "Buone notizie per i musulmani di Tunisia"

In Tunisia vengono ammazzati i turisti e i tagliagole musulmani esultano. "Buone notizie per i musulmani di Tunisia e uno choc per miscredenti e ipocriti, specie coloro che affermano di essere acculturati". Un account che appartiene a Iyad El Baghdadi e che sostiene lo Stato islamico ha esultato su Twitter la carneficina al Museo del Bardo a Tunisi. "Isis plaude all’attacco a Tunisi con post su Twitter e chiama i tunisini a seguire i loro fratelli", a riferirlo è su Twitter la fondatrice del Site Rita Katz.

Dalla Tunisia è partito il maggior numero dei 15mila miliziani stranieri entrati a far parte dell'Isis. Sarebbero infatti almeno 2.400 i tunisini, in gran parte diplomati e disoccupati, andati in Iraq e in Siria per entrare a far parte del gruppo jihadista, mentre migliaia sono stati fermati dalle autorità. Stime ufficiali del governo di Tunisi indicano che circa tremila tunisini, la maggior parte di età inferiore ai 30 anni, sono andati a combattere in Siria e l’80 per cento di loro ha aderito al gruppo guidato da Abu Bakr al Baghdadi. Di questi circa 450 sarebbero stati uccisi e una sessantina si ritiene che siano nelle carceri del regime di Bashar al Assad. Inoltre 9mila tunisini sarebbero stati fermati dalle autorità di Tunisi nell’intento di andare a combattere in Siria. Di questi, secondo il ministro degli Interni Lofti Ben Jeddou, tra i 400 e i 500 sono rientrati in patria. Si tratta soprattutto di diplomati e disoccupati, in un Paese, la Tunisia, che è tra quelli arabi maggiormente istruiti con una popolazione di 11 milioni di persone, dove la disoccupazione resta alta.

Sebbene solo una minoranza dei tunisini abbia espresso pubblicamente il suo sostegno all’Isis, tutti coloro che hanno meno di trent’anni conosco qualcuno che è partito per la Siria o l’Iraq per unirsi al gruppo, o qualcuno che è morto combattendo. Aderire al Califfato è infatti vista come un’opzione per elevare il proprio standard di vita o eliminare i confini arbitrari che per un secolo hanno diviso il mondo arabo.

In un Paese dove il 99% della popolazione è musulmana, il governo ha messo al bando più di 150 organizzazioni civili musulmane, chiuso moschee e arrestato almeno duemila giovani con accuse legate al terrorismo. Attivisti per i diritti umani denunciano arresti arbitrari e torture sui detenuti alla pari di quelle perpetrate sotto il regime Ben Ali rimasto in carica dal 1987 e fino al gennaio 2011 quando è stato deposto dalla Rivoluzione dei Gelsomini.

La Tunisia ha una lunga storia di uomini inviati a combattere il jihad nella Striscia di Gaza, in Afghanistan, in Cecenia e in Iraq, ma, avvertono gli analisti, i numeri non sono mai stati pari a quelli odierni verso la Siria o l'Iraq.

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