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L'Isis rivendica ufficialmente 268 attentati durante il Ramadan

Pubblicato il 137° numero di al-Naba, produzione concepita per la massima diffusione e l'immediata lettura sul campo: uno strumento a supporto delle forze di guerriglia

L'Isis rivendica ufficialmente 268 attentati durante il Ramadan

Lo Stato islamico ha rivendicato 268 attentati avvenuti durante il Ramadan nel 137° numero di Al-Naba diffuso sulla rete tre ore fa. Al-Naba è un'opera settimanale molto semplice da produrre e diversamente dalla defunta Rumiyah consta di poche pagine, esattamente dodici nell’ultimo numero. In base ai dati pubblicati nell’ultimo numero di al-Naba, durante il Ramadan appena trascorso l’Isis avrebbe ordinato o ispirato 268 operazioni in dieci paesi: Egitto, Libia, Pakistan, Russia, Yemen, Somalia, Tunisia, Afghanistan, Belgio e nelle Filippine. La maggior parte delle operazioni si sarebbero svolte in Pakistan ed Afghanistan.

Al-Naba, uno strumento a supporto delle azioni di guerriglia

Il 137° numero di al-Naba è interamente dedicato alle 268 operazioni che l’Isis avrebbe coordinato o ispirato durante il Ramadan. L’opera consta di diverse info-grafiche che non andrebbero assolutamente confuse con le prime schede diramate dai sostenitori dell'Isis come ad esempio quelle pubblicate da Khattab Media Foundation e Wafa' Media Foundation. Ritroviamo il medesimo linguaggio diretto, estremamente semplice. Riferimenti religiosi mai invasivi. Forme di saluto non presenti. L’impaginazione è ordinata. Le immagini di supporto sono come sempre estremamente violente tranne che per l’ultima: una costante nelle opere jihadiste. Al-Naba è una produzione espressamente concepita per la massima diffusione e l'immediata lettura sul campo: è uno strumento per le forze di guerriglia. E’ un approccio certamente diverso da quello adottato per Inspire o Rumiya, intesi come veri e propri manuali di guerra. Mutati contesti operativi impongono una diversa letteratura di supporto. L'Isis non ha adattato la sua letteratura di riferimento al contesto, sospendo la produzione delle sue principali opere.

Ad oggi, non considerando la letteratura parallela diffusa su canali riservati, al-Naba resta l’unica produzione Isis diffusa sulla rete con regolarità. Scritta fin dal primo numero in arabo e mai tradotta, l’opera ha un preciso scopo: rivendicare ogni attentato nel globo, dando visibilità, credito e profondità digitale alle operazioni che non ottengono rilevanza sui media occidentali. Ad esempio un attentato avvenuto in Afghanistan o Yemen e con poche vittime, non ottiene alcuna visibilità in occidente.

Isis, la fine del ciclo fisico

Non è corretto affermare che le perdite territoriali in Iraq e Siria hanno interrotto la produzione jihadista sulla rete. E’ invece cambiato il registro mediatico per sostenere la transizione da organizzazione ribelle con sede fissa a rete terroristica clandestina dispersa in tutto il globo. Fin dal 2014 l'Isis ha pianificato la perdita dei suoi territori conquistati per concetti che richiamano chiaramente la tattica asimmetrica applicata ad una guerra lampo di conquista contro preponderanti forze nemiche (quindi l’incapacità di materiale di mantenere nel tempo i territori). Per il terrorismo jihadista il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra. Gli atti ritenuti controintutivi dall'Isis sono ingranaggi di una strategia guidata che privilegia la longevità concettuale alla presenza fisica. E’ altresì sbagliato, infine, considerare l’eliminazione fisica delle figure principali del movimento come essenziale per interrompere la profondità strategica digitale. La sfera di influenza della strategia del terrorismo è nel campo psicologico.

Il testamento strategico dell'Isis

Il 13° ed ultimo numero di Rumiyah è ritenuto il testamento strategico dell’Isis che ha consacrato la fine del ciclo fisico in vista della prossima mutazione geo-localizzata. Rumiyah è la mutazione editoriale di Dabiq il cui ultimo numero è stato pubblicato il 31 luglio del 2016. Il primo numero di Rumiyah è stato identificato sulla rete il 5 settembre del 2016, nell’ultimo mese lunare del calendario islamico Dhul-Hijjah 1437. Il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è stato pubblicato esattamente un anno dopo, il 9 settembre del 2017. Settembre rappresenta il periodo dell’espletamento dei riti del pellegrinaggio. Da rilevare che l’Isis ha find a subito decontestualizzato le classiche prescrizioni del Corano per garantire un supporto religioso ad omicidi e missioni di martirio. La reinterpretazione della teologia islamica risale al 2014, durante i primi sermoni di Abu Mohammed al-Adnani, portavoce del gruppo e del califfo autoproclamato Abu Bakr al-Baghdadi. Il linguaggio jihadista non va inteso come letterale, ma interpretato ed incastonato in un preciso contesto con un chiaro obiettivo strategico. L’Isis si definisce come il ramo puro dell’Islam nella sua forma più vera. Non a caso il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è dedicato alla la dottrina islamica della migrazione, una forma di jihad senza armi.

Il nuovo corso letterario dell’Isis

Dall'inizio dell'anno l’Isis ha ripreso a pubblicare i comunicati in lingua inglese sospesi dallo scorso settembre. Il ramo mediatico dell’Isis (Alhayat Media Center nel caso di Rumiyah) non va inteso come fisicamente stabilito. E’ stato questo il primo errore di valutazione: considerare le agenzie di stampa Isis alla stregua di quelle occidentali. Durante la presenza fisica del Califfato in Siria ed Iraq, Rumiyah aveva un definito, ma transitorio scopo narrativo. Il secondo errore è stato quello di credere che le perdite fisiche in Iraq e Siria avrebbero interrotto le pubblicazioni jihadiste (ci riferiamo soltanto alla narrativa pubblica e non a quella parallela privata). E’ senza dubbio vero che l’agenzia Amaq ha ridotto i suoi contributi sulla rete negli ultimi mesi, continuando comunque a diramare comunicati e bollettini di guerra su diverse piattaforme. Il ramo mediatico dell’Isis non ha mai interrotto le sue produzioni per la radicalizzazione a distanza. I media center di ogni provincia virtuale del Califfato continuano ad immettere video sulla rete. Alcuni sono amatoriali realizzati da blogger e volontari lontanamente affiliati al movimento. Tuttavia la profondità strategica digitale si nutre di tali piattaforme indipendenti, in grado di lanciare appelli mirati in decine di lingue. I testi di riferimento come il “Media Operative, You Are a Mujahid, Too” garantiscono la consulenza strategica per gli operativi dei media. Testi come il Media Operative, You Are a Mujahid, Too, rappresentano un cambiamento nella strategia di comunicazione salafita-jihadista per tutte le future operazioni di informazione strutturate su tre linee guida. La propaganda è essenziale per la persistenza temporale dell’Isis sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

Il collasso fisico del califfato ha certamente influenzato la macchina di propaganda del gruppo, forza trainante dietro l'ascesa dello Stato islamico. I terroristi utilizzano una guerriglia mediatica sfruttando diverse piattaforme social e coltivando una rete globali di simpatizzanti per amplificare i messaggi ufficiali e pubblicare i propri contenuti filo-islamici. Dopo la caduta di Raqqa, i Media Operative sparsi per il globo hanno intensificato la produzioni dei messaggi per sopperire alla ridotta produzione mediatica ufficiale. La macchina mediatica dell’Isis è stata progettata per garantire una persistenza temporale anche dopo la fine del ramo principale. Il selfie del jihadista a New York ad esempio, faceva parte di una campagna di incitamento (tradotta in diverse lingue) iniziata nelle settimane precedenti il ​​Natale e proseguita fino ai primi di gennaio. La campagna “Noi siamo a casa vostra” lanciata lo scorso gennaio rientrava nella tipica narrativa utilizzata dai terroristi con duplice obiettivo di rafforzare la coesione del gruppo e creare un imperativo morale per il cambiamento, inquadrando esattamente gli avversari. L'obiettivo principale di un attentato è quello di suscitare la paura nella popolazione colpendo un target. I terroristi instillano la paura sfruttando la copertura mediatica intesi come moltiplicatori di forze nel tempo. L’obiettivo di un attacco terroristico è quindi simbolico, raramente strategico. La violenza intenzionale è utilizzata per pubblicizzare l’attentato, concentrare l'attenzione sui problemi sostenuti da un gruppo che sono stati ignorati o meno apprezzati dagli altri. Il terrorismo funge quindi da atto comunicativo.

Il 137° numero di al-Naba

L’obiettivo di ogni rivendicazione è quello di ridicolizzare l’apparato di sicurezza dell'Occidente ribadendo che il volere divino non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. Quella definita come stupidità dei crociati è più volte menzionata nei testi jihadisti come ad esempio nel nono numero di Rumiyah o nell’edizione di Dabiq nel novembre del 2015. La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. La stupidità va intesa come l’inefficacia dell’occidente nel prevedere e contrastare in modo efficace un’azione violenta isolata. Approfondendo il concetto, la stupidità crociata rappresenta l’occasione favorevole per colpire. Nella reinterpretazione teologica, la finestra temporale utile è sempre di ispirazione divina. La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.

Diversa responsabilità, diversa rivendicazione

L’Isis utilizza diversi canali di comunicazione in base al grado di responsabilità dell’organizzazione centrale con l’esecutore dell’attentato. Il grado di responsabilità non dipende dal numero delle vittime o dalle dinamiche. Da ricordare, infine, che l’Isis utilizza le reti social come moltiplicatore di forze. A differenza di al Qaeda che propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico. Nizza dimostrò al mondo che l'Isis e gli altri gruppi della jihad globale avevano abbandonato gli attacchi terroristici elaborati. Questi richiedono enormi quantità di denaro ed una attenta pianificazione ed espone le cellule ai servizi segreti. Nizza confermò l’evoluzione del terrorismo trasformato in brand.

La rivendicazione rientra nella strategia Isis

Fino allo scorso settembre la propaganda Isis era strutturata sulla immediata rivendicazione per dare l’illusione di una portata globale: una tattica che ha fatto molto presa in Europa. Tuttavia nel fallito attentato avvenuto il 15 settembre scorso all'altezza della stazione di Parsons Green, nella zona residenziale di Fulham, l’Isis ha adattato la sua propaganda. L’episodio non è stato ignorato, ma lodato. La mancata deflagrazione del rudimentale IED è stata del tutto accantonata, privilegiando le capacità del gruppo di colpire il Regno Unito per la quarta volta in sei mesi. Il terrorismo è un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.

Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare.

Isis: il grado di responsabilità

I soldati

La frase “soldato dello Stato islamico o del califfato” è solitamente scelta da Amaq per identificare “coloro che ricevono la chiamata”, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno coordinato i loro attacchi con l'organizzazione centrale. I messaggi pro-Is, comunque rivendicati su Amaq, si rivolgono proprio ai soldati del califfato, coloro che sono stati ispirati senza aver mai avuto un contatto diretto con il nucleo centrale dell'organizzazione. La frase “soldato dello Stato islamico” è solitamente scelta da Amaq per identificare “coloro che ricevono la chiamata”, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno coordinato i loro attacchi con l'organizzazione centrale. La frase “soldato dello Stato islamico” è stata utilizzata in almeno sei attentati: Ohio State University, Marsiglia, Bruxelles, Londra, Malmo e quello avvenuto a ridosso del Parlamento inglese. Amaq si riferisce all’Occidente come “paesi della coalizione”, mentre il canale ufficiale Isis uitilizza la frase regno crociato. Ad esempio. Il video postumo diramato da Amaq per l’attacco di Parigi non conferma un ruolo dell’organizzazione terroristica, ma un canale di comunicazione aperto tra Khamzat Azimov ed un Media Operative

Amaq si riferisce all’Occidente come “paesi della coalizione”, mentre il canale ufficiale Isis utilizza la frase regno crociato. Ad esempio il video postumo diramato da Amaq per l’attacco di Parigi non confermava un ruolo dell’organizzazione terroristica, ma un canale di comunicazione aperto tra Khamzat Azimov ed un Media Operative.

Il distaccamento di sicurezza

La frase utilizzata per consacrare un ruolo attivo o determinante del comando centrale Isis negli attentati è distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo مفرزة أمنية. Nelle rivendicazioni sul canale ufficiale dello Stato Islamico dove è presente la frase "distaccamento di sicurezza o distaccamento operativo" vi è sempre in antitesi la parola "crociati o forza crociata". Il distaccamento è da intendersi sia come organismo dell'organizzazione ribelle con sede fissa che della rete terroristica clandestina dispersa in tutto il globo. Al distaccamento spettano azioni meno frequenti e più dispersive. Ed è ciò che è avvenuto nella rivendicazione per l’attentato di Surabaya pubblicata non su Amaq ma sul canale ufficiale Isis. Rivendicando l'attentato alle chiese di Surabaya con un comunicato ufficiale, l’Isis ha confermato un certo grado di coordinamento che sarebbe mancato nell’attacco di Parigi.

Le domande sul 137° numero di al-Naba

Dopo due anni passati in secondo piano a discapito della propaganda Isis, al Qaeda si è ripresa la scena virtuale con Al-Haqiqa e Beituki. Il quarto numero di al-Haqiqa, diffuso due settimane fa, ha colmato le lacune della letteratura Isis, ormai concentrata sulle infografiche di al-Naba, assente durante il Ramadan. Al-Haqiqa e Beituki sono due nuovi strumenti di propaganda plasmati sul moderno contesto internazionale e sulle mutate esigenze di al Qaeda.

L’Isis afferma di aver ordinato o ispirato 268 operazioni nel globo durante il Ramadan (ufficialmente se ne riconoscono meno di 70). E' il messaggio dell'Isis ad avere l'autorità necessaria per innescare i distaccamenti o consacrare le loro operazioni per attacchi pianificati e su larga scala. Tuttavia negli ultimi mesi l’Isis ha sospeso la produzione letteraria. Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. Quest’ultima si rivolge all’élite del movimento e per diffondere informazioni classificate ai distaccamenti.

L'Isis avrebbe deciso di elevare il rango dei soldati, effettuando la medesima azione di consacrazione avvenuta con i Meda Operative eletti a Mujaheddin? Se così fosse l’Isis avrebbe effettuato una "promozione sul campo" sfruttando esclusivamente i canali riservati per abilitare le operazioni d’attacco. Nella peggiore delle ipotesi sulla rete ci sarebbero dei messaggi ufficiali Isis non rilevati o non interpretati. Se così fosse sarebbe cambiato il cifrario che richiederebbe nuove procedure.

Isoliamo, infine, un ultimo dettaglio.

Diversi distaccamenti operativi sarebbero stati abilitati dal nucleo centrale - si legge su al-Naba – “dopo aver revocato gli accordi sulla cessazioni delle ostilità”.

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